Da Cosenza l'idea si allarga a macchia d'olio, attirando l'interesse mediatico e spaventando gli imprenditori del nord per le possibili conseguenze sul piano economico. E adesso che Salvini ha mandato all'aria il governo, potrebbe diventare la base per la nascita di una lega meridionalista
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Con il servizio realizzato lo scorso 31 luglio sul primo locale deVENETIzzato di Cosenza, abbiamo scatenato l’inferno. L’interesse mediatico intorno alla scelta del Bar Panoramico di mettere al bando il prosecco e gli altri vini prodotti nelle regioni del nord Italia, si è allargato a macchia d’olio, approdando, alimentato dal tam tam della rete, sulle pagine dei maggiori quotidiani e nei telegiornali dei canali nazionali.
Anche Zaia dice la sua
E suscitando anche l’ira di Luca Zaia. «Non ho parole. Anzi, ne avrei molte, forse troppe, da pronunciare...» ha postato sui social il presidente della Regione Veneto, scatenando una ridda di commenti, in parte divertiti, in parte critici, in parte caustici, tutti però utili ad ampliare ulteriormente il dibattito sulla questione. La campagna, inizialmente bollata come una boutade, non sembra quindi destinata ad esaurirsi. Al contrario, la sensazione è che i titolari dello storico caffè affacciato su Piazza Bilotti, abbiano più o meno inconsapevolmente, dato la stura a quel desiderio di ribellione del Sud, sfruttato, umiliato e depredato, indicando questa volta un sentiero chiaro da seguire, se non per rovesciare del tutto gli equilibri, almeno per ripristinare un rapporto alla pari con le aree settentrionali del Paese: quello del boicottaggio.
Se il Nord perde una fetta di mercato
Spontaneamente, l’esempio del bar deVENETIzzato cosentino, è stato nell’immediatezza seguito in città da uno dei dirimpettai del Panoramico, la griglieria Beef & Wine e dalla Ristopizza di Mendicino, centro delle serre cosentine. Ma sta facendo proseliti anche altrove: segnalati due bar a Trani, altri due a Galatone e Nardò. E chissà quanti altri ce ne sono in giro, tra la Campania e la Sicilia. «E’ la giusta reazione a questa follia lombardo-veneta-emiliana, supportata dal patto scellerato sottoscritto dal vecchio governo Gentiloni, con cui è stato avviato il processo dell’autonomia differenziata». Pino Aprile, giornalista, meridionalista, autore tra l’altro di Giù al Sud e Mai Più Terroni, prova a spiegare il fenomeno. Ed a tracciare un quadro delle possibili conseguenze. «L’autonomia differenziata ha fatto aprire gli occhi a tanti. E in Veneto si sono molto spaventati. Hanno reagito alla solita maniera leghista, con insulti e contromanifesti. Però la realtà è che senza il Sud, il Nord perde un’ampia fetta del proprio mercato, stimato in circa 70 miliardi di euro. Non è uno scherzo. Ampliando l’iniziativa dalle bollicine ad altre categorie merceologiche, i riflessi sul piano economico possono essere davvero consistenti».
Da Agenda 34 a #mangiasud
Alla vigilia delle elezioni politiche del 2018 lo scrittore lanciò un appello ad alcuni candidati, invitandoli ad impegnarsi, se eletti, nel sostenere il diritto delle regioni del Mezzogiorno, di ricevere una erogazione di spesa pubblica almeno del 34 per cento del totale, pari alla quota di popolazione nazionale residente al Sud. La promozione dell'utilizzo esclusivo nelle regioni meridionali, di merci e prodotti a chilometro zero, trae origine da un ragionamento analogo, registrando però un salto di qualità nella direzione della concretezza. Una evoluzione che potrebbe avere anche risvolti politici, all’indomani della decisione di Matteo Salvini di mollare i Cinquestelle. «La consapevolezza – commenta Pino Aprile - ha raggiunto un livello tale per cui sarebbe davvero sorprendente se tutta questa reazione popolare, con manifestazioni in campo culturale, storico e commerciale, adesso non diventasse anche azione politica. I nostri gruppi sono assediati da persone che ci chiedono di fare un partito al quale aderire e da elettori che ci dicono: candidatevi e io vi voto. L’ultimo schiaffo lo abbiamo avuto con la Tav. Non è difficile immaginare cosa pensano i meridionali di quest’opera, reputata prioritaria dal governo, che tra vent’anni, forse, consentirà alle merci di arrivare a Torino un quarto d’ora prima, mentre al Sud oggi le merci non arrivano proprio perché le infrastrutture ferroviarie in pratica non esistono».
Lega Meridionale anti Salvini
Insomma, dai bar deVENETIzzati, potremmo arrivare ad una Lega Meridionale anti Salvini? «La gente, non solamente al Sud, comincia a capire che Salvini promette senza fare nulla. Ricordo che per lui e per il suo partito noi siamo i colerosi che puzzano più dei cani, topi da derattizzare. Per Bossi siamo porci, per Borghezio merde mediterranee». Forse sarebbe utile che qualcuno tiri le fila e coordini le diverse esperienze della rete #mangiasud sparse in tutto il Meridione. «In realtà la forza di questo movimento è proprio il fatto che sia spontaneo – dice il giornalista – Le dico anche un’altra cosa: questa fretta di Salvini di mandare all’aria l’alleanza con Di Maio è sospetta. Penso, ma è una mia personale idea non suffragata da elementi concreti, che il leader della Lega abbia in mano dei sondaggi da cui si evince che abbia ormai raggiunto il massimo consenso e che da qui in poi, è destinato solo a perdere popolarità. Per cui più tempo passa, più la sua percentuale di gradimento potrebbe scendere. Forse per questo il signor faccio tutto io, spacco tutto io, decido tutto io, vuole votare il prima possibile. Dimenticando, come gli ha ricordato con calma Giuseppe Conte, che non è il Ministro degli Interni a stabilire lo scioglimento delle Camere e la data delle elezioni».