Dal vino, ai formaggi, in particolare il caciocavallo silano, il pecorino crotonese e del Monte Poro, ai prodotti da forno, alla frutta. L'eventuale introduzione di nuovi dazi sulle importazioni statunitensi, paventata dal presidente Donald Trump dopo l'esito dell'arbitrato dell'organizzazione mondiale del commercio, inciderà anche sull'industria calabrese, in particolare quella agroalimentare, che oltre l'Oceano Atlantico ha costruito rapporti di scambio economico ampi e consolidati. Il paese a stelle e strisce rappresenta per l'Italia e anche per la nostra regione, il secondo mercato estero di maggior rilievo dopo la Germania. Le prime stime valutano l'incidenza dei dazi sull'export italiano tra i 650 milioni e i due miliardi di euro l'anno. Dipenderà dall'ammontare del'imposta che oscillerà da un minimo del 30 ad un massimo del 100 per cento. Difficoltoso per i produttori calabresi individuare mercati alternativi, nel frattempo le diplomazie sono al lavoro per varare adeguate contromisure. Abbiamo chiesto una valutazione al direttore di Unindustria Calabria Rosario Branda. Ecco l'intervista

 

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