Il presidio sarà allestito domattina a Madonna dei cieli, sede amministrativa dell'azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, ma uno simile è stato animato anche nella mattinata odierna sotto la sede amministrativa dell'azienda universitaria Mater Domini. Tuttavia, la manifestazione di domani si preannuncia già più partecipata - secondo quanto riferito dagli organizzatori - che sperano di riuscire a portare in "piazza" un buon numero di sanitari a cui - salvo proroghe - il 31 luglio scadrà il contratto di lavoro. 

Reclutati per affrontare la pandemia

La nuova vertenza sindacale che l'Usb si appresta a intestarsi riguarda infatti il destino di 1.474 sanitari reclutati durante l'emergenza pandemica nei presidi ospedalieri di tutta la Calabria ma a che a breve potrebbero tornare a casa se il Governo non prorogherà lo stato di emergenza. Il personale medico e infermieristico è stato assunto, infatti, per lo più con contratti di lavoro a tempo determinato e finanziato con i fondi Covid, risorse messe a disposizione dal Governo per consentire alle aziende sanitarie e ospedaliere di reggere l'urto della diffusione del contagio. 

I fondi 

In Calabria, ad esempio, sono stati stanziati ben 83 milioni di euro per l'assunzione di nuovo personale ma solo il 39,73% sono stati assorbiti - 33 milioni - che hanno portato nelle corsie ospedaliere per lo più professionisti a tempo determinato. Su 1.474 nuovi contratti di lavoro, 325 sono serviti per assumere medici (di cui solo 17 a tempo indeterminato); 737 infermieri (di cui 18 a tempo indeterminato) e 414 altre figure sanitarie (di cui 79 a tempo indeterminato).

Carenze d'organico

«Sanitari che in molti casi sono andati semplicemente a colmare i vuoti di organico già presenti all'interno delle aziende - spiega il rappresentante Usb, Vittorio Sacco - e il cui licenziamento potrebbe comportare non pochi problemi per l'erogazione delle prestazioni assistenziali». Un chiaro esempio, proviene dal pronto soccorso dell'azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro che nelle ultime settimane ha assistito ad un notevole incremento del ricorso alle cure in regime di emergenza e che il 31 luglio perderebbe in un sol colpo 15 infermieri assunti durante la pandemia. 

Stato di emergenza

Un reparto sempre al collasso, dotato di un organico ridotto all'osso e che potrebbe subire un nuovo depauperamento. Ma lo stesso vale anche per tutti gli altri reparti ospedalieri che - seppur non nei termini sperati - hanno assunto in questo anno e mezzo personale che, a giudizio del sindacalista, sono però stati utilizzati per tamponare le ataviche carenze determinate in massima parte dai blocchi del turn over sanitario imposti con il piano di rientro e mai nei fatti recuperati negli anni successivi. L'unica speranza risiede in una decisione del Governo che spostando la scadenza dello stato di emergenza dal 31 luglio al 31 dicembre consentirebbe anche alle aziende di prorogare i contratti.