Una delle parole chiave che caratterizzano il presente e il futuro dell’agricoltura è “multifunzionalità”. La storica, per quanto fondamentale, esclusiva funzione di produzione di beni alimentari non è ritenuta più sufficiente sia per sostenere sviluppo e occupazione, sia per venire incontro ad alcune esigenze primarie quali la tutela dell’ambiente, la difesa della biodiversità, la sostenibilità socio-ecologica. Gli stessi aiuti e finanziamenti dell’Unione Europea al settore agricolo sono da tempo indirizzati in un’ottica “green”.

Il concetto di multifunzionalità non deve essere confuso con quelli di multisettorialità e diversificazione, che restano comunque legati alla visione originaria del cosiddetto settore primario dell’economia. L’azienda agricola multifunzionale è, invece, quella che ad esempio è impegnata in attività agrituristiche vendendo direttamente a consumatori e ospiti le proprie specialità agroalimentari anche in un’ottica di sicurezza alimentare, contribuisce a rafforzare l’offerta turistica di tipo esperienziale e attenta alla scoperta dell’autenticità dei diversi territori, si concentra su attività di tipo didattico coinvolgendo anche il mondo della scuola, cura il verde pubblico, il paesaggio e l’ambiente anche con azioni di riqualificazione, conserva la biodiversità, può gestire aspetti e luoghi legati alla forestazione o alla caccia, lavora in una visione a 360 gradi sulla salvaguardia e sulla crescita delle aree rurali o anche interne o marine, punta a gestire le risorse in modo sostenibile.

Un esempio chiaro e anche suggestivo di azienda multifunzionale è l’agriturismo, quello vero, che oltre a connettere l’agricoltura tradizionale con una o più delle funzioni appena descritte, diventa riferimento per attività ricreative, culturali, sportive: si va dall’escursionismo all’ippoturismo, dalle degustazioni guidate di specialità aziendali o del territorio (vino, olio, formaggi, salumi, conserve…) alla divulgazione di pratiche agricole tradizionali (vendemmia, mietitura, mungitura, caseificazione, raccolta della frutta…) spiegandone uno o più passaggi stagionali. L’agriturismo è un motore pulsante che sostiene stili di vita a misura d’uomo, e quindi non è un mero surrogato di un ristorante in cui si mangiano cose rustiche e genuine a prezzi più contenuti! Né l’agriturismo è solamente una bella tenuta di campagna che però consuma solo poco di ciò che produce e si rifornisce in prevalenza al supermercato come una comune famiglia. L’agriturismo è il perno del territorio in cui opera, essendone da un lato una convinta espressione e dall’altro un impegnato promotore.

L’ultimo rapporto Crea intitolato “L’agricoltura italiana che conta” (2023), sintetizza i numeri dell’agriturismo italiano: nel 2021 le aziende agrituristiche delle venti regioni del Belpaese hanno raggiunto quota 25.390 (+1,3% rispetto al 2020). Il maggior incremento è stato registrato nelle Isole (+8,2%) e al Sud (+1,5%). Gli agriturismi sono presenti nel 63% dei comuni italiani, con punte altissime del 98% in Toscana e in Umbria. Sono stati oltre 3 milioni, nel 2021, gli arrivi nelle strutture agrituristiche d’Italia, segnando un incremento notevole del 37% rispetto all’anno precedente: questi numeri hanno generato un valore corrente della produzione ammontante a 1,16 miliardi di euro (+44,8% su base annua). L’83,3% degli agriturismi italiani (anno di riferimento 2021) è presente in aree montane o collinari e l’81,3% di essi offre servizi di alloggio.

La regione leader per l’agriturismo è la Toscana, con 5.380 attività censite, pari al 21,19% del totale nazionale. Seguono la Provincia autonoma di Bolzano con 3.253, la Lombardia con 1.728, il Veneto con 1.570, l’Umbria con 1.414, il Piemonte con 1.364. La prima regione del Sud è la Sicilia con 959, seguita dalla Puglia con 958, dalla Campania con 870 e dalla Sardegna con 792. La Calabria, con i suoi 552 agriturismi è 17ma nella classifica delle regioni italiane (si considerino 21 posizioni anziché 20, in quanto il Crea ha differenziato il Trentino nelle due Province autonome di Bolzano e Trento). Alle spalle della Calabria solo la Provincia autonoma di Trento, con 496, la Basilicata con 214, il Molise con 116 e la Valle d’Aosta con 60.

Uno sguardo alle statistiche ufficiali Istat relative al 2021 ci dice che il 65% circa delle aziende agrituristiche italiane erano gestite da uomini e il 35% da donne. La presenza maggiore di agriturismi si ha nel Nord Italia (11.131), a seguire il Centro (9.210), quindi il Sud (3.298) e le Isole (1.751). I 552 agriturismi calabresi pesano il 2,17% del valore nazionale. Dei 552 agriturismi calabresi ben 446 hanno dichiarato di fornire servizio di ristorazione, e 159 di degustazione. Quasi 200 aziende agrituristiche calabresi (il numero esatto è 191 e ci riferiamo a un dato Istat aggiornato al 2022) sono attive in zone di montagna, 327 in collina. Sempre con un dato aggiornato al 2022 l’Istat ci dice che in 44 agriturismi calabresi si svolgono attività di equitazione, in 45 di escursionismo, in 13 di osservazioni naturalistiche, in 18 di trekking, in 22 di mountain bike, in 17 di fattoria didattica, in 28 sportive, in 416 sono presenti servizi di ristorazione e alloggio con un totale di 6.776 posti letto, in 11 di sola ristorazione.

Concludiamo ricordando (fonte Istat) che nel 2022 le aziende agrituristiche italiane hanno garantito un valore corrente della produzione pari a 1,5 miliardi di euro (+30,5% sul 2021), con una crescita omogenea di tutte le macroaree (+32,5% Nord-est, +30,5% Nord-ovest, +30,5% Mezzogiorno, +28,4% Centro). Le presenze di stranieri hanno segnato un forte incremento: +73% rispetto al 2021. Al ruolo dell'agriturismo in Calabria, in connessione con una più generale valorizzazione del patrimonio identitario regionale, dedicheremo a breve un apposito approfondimento.