Nessun nuovo partito del Sud, semmai una rinnovata consapevolezza meridionalista politicamente trasversale specie per limitare i danni rispetto ad un parlamento che è a trazione settentrionale. È chiaro e tranciante l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, nel leggere lo scontro in atto – sui criteri di ripartizione del fondo che le Regioni gestiscono per potenziare le imprese – con il ministero guidato da Stefano Patuanelli.

L’esponente di Forza Italia, assieme ai colleghi di Sicilia, Campania, Basilicata, Campania Puglia e Umbria – assessori di diversi colori politici - ha un braccio di ferro in corso contro il dicastero guidato dal pentastellato. Oltre a questo, c'è anche una leva di sindaci meridionali, di ogni partito, che sta manifestando per altri versi contro la formulazione italiana del Recovery plan.

«A partita aperta – chiarisce – vogliono cambiare le regole sottraendo almeno 500 milioni di euro al Sud in due annualità, mandando in soffitta quella perequazione territoriale che è caposaldo dell’Unione europea: rubano ai poveri, per dare ai ricchi». Una grossa partita, quindi, e se passassero i criteri che a Roma vogliono imporre sarebbe una vera e propria rapina «visto che – aggiunge Gallo – queste regioni che stanno protestando rappresentano il 60% del territorio per il quale è congegnato il Fondo». Gallo sta al dato politico. «Patuanelli – attacca – è un friulano, anche se dice di essere pugliese, e in questo momento sta rispondendo alle sollecitazioni che soprattutto il Veneto e l’Emilia da tempo rivolgono. Ci sono segnali negativi, e non è un caso che contemporaneamente nella conferenza Stato Regioni sia stato deciso di affidare al Veneto la delega dell’Agricoltura, dopo che per 20 anni il delegato era stato un meridionale».

Tornano sfide con parole e schemi che sembravano superati in un governo di unità nazionale. «Ora la questione passa in mano al governo – conclude Gallo – ed io prevedo che comunque il Sud soccomberà e noi possiamo solo limitare i danni».

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