«Il provvedimento parla chiaro. Sostanzialmente chi doveva controllare non l'ha fatto». Non usa giri di parole Antonio Lomonaco, avvocato di Antonio Macrina, il primo a denunciare anomalie e difformità nei collaudi dei pontili del porto di Catanzaro, poi confluite nel decreto di sequestro vergato dal gip che ha portato ad apporre i sigilli a ben 38 pontili sui 40 complessivamente installati dalla ditta Navylos, aggiudicataria dell'appalto bandito dal Comune di Catanzaro. E' il 30 luglio dello scorso anno quando l'amministratore della società privata invia agli uffici tecnici di Palazzo De Nobili e alla Guardia Costiera la dichiarazione che attesta la regolarità dei pontili e l'assenza di qualsiasi pericolo per l'incolumità pubblica. Due anni dopo l'installazione, scrive il gip; circostanza che da sola avrebbe dovuto portare l'amministrazione a verificare la correttezza dei collaudi. «Mi pare chiaro che il Gip chiede all'ufficio di Procura di allargare quello che è lo spettro delle responsabilità e di fare quindi ulteriori accertamenti al fine di stabilire chi sia responsabile o corresponsabile delle anomalie riscontrate» incalza l'avvocato Antonio Lomonaco. 

 

L'amministrazione, infatti, non avrebbe agito in autotutela avviando verifiche sulla dichiarazione di conformità senza la quale il collaudatore nominato dal Comune non avrebbe potuto certificare la regolarità tecnico-amministrativa dei pontili. E mentre più di una nube s'addensa sul settore Patrimonio, Provveditorato e Partecipate di Palazzo De Nobili citato nel decreto di sequestro quale articolazione competente, interviene l'assessore al ramo, Ivan Cardamone: «Sicuramente resta da approfondire un aspetto legato a quanto evidenziato dal Gip, di un'azione in autotutela dell'amministrazione comunale. Noi come parte politica abbiamo prontamente chiesto ai settori delucidazioni in merito».

 

Luana Costa