Coldiretti Calabria imputa alla Regione la mancata soluzione del problema: «Le modifiche al disciplinare per la gestione venatoria non servono. Ecco cosa ci vuole»
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La Coldiretti Calabria si è espressa in merito alla recente delibera della giunta regionale della Calabria che ha approvato le modifiche del "Disciplinare per la gestione faunistico - venatoria del cinghiale". Gli agricoltori hanno spiegato che il «provvedimento seppur pomposamente annunciato e volutamente rassicurante, non va assolutamente nella direzione di risolvere il problema della eccessiva presenza dei cinghiali che tanti danni e pericoli hanno causato in questi anni nei quali è stato leso, tra l'altro, il diritto degli agricoltori a coltivare i campi».
È netto il giudizio dell’associazione che descrive questo atto della giunta «solo come buona volontà, ma non altro». «Di fatto – continua Coldiretti - con la legislazione regionale invariata si è concesso al singolo agricoltore-cacciatore di cacciare anche nelle aree non vocate (prevalentemente agricole) o in quelle vocate che non sono state assegnate e questo potrà avvenire solo nei giorni in cui la caccia è aperta per tutti, mentre necessitava autorizzarlo per tutto l'anno. Si accenna poi ad un piano di prelievo pluriennale (in clamoroso ritardo) per determinare la presenza dei cinghiali e definire l'entità dei necessari abbattimenti. Insomma tutto qua! Misure una tantum che non incideranno in modo strutturale alla definizione dell'emergenza che ha avuto un peggioramento. Certo non si chiede la misura "cinghiali zero" che non è possibile da realizzare, ma "pericoli e danni zero" si può e si deve fare. Cosa fare allora?».
Coldiretti reitera le richieste e le proposte che sollecita ormai da oltre tre anni e sulle quali la Regione e il Consiglio regionale devono cimentarsi per risolvere definitivamente il problema. Questo il pacchetto delle proposte avanzate che necessariamente devono iniziare dalla modifica delle norme regionali che risalgono a ventidue anni fa e che erano state pensate per la tutela e protezione della fauna selvatica, al fine della ricostituzione del patrimonio faunistico e che oggi evidentemente si sono dimostrate non più idonee. «Servono - spiegano - urgenti interventi di contrasto all'emergenza da sovrappopolamento di cinghiali per la difesa delle produzioni agrosilvopastorali».
Le richieste degli agricoltori
Tra le priorità, vengono indicati diversi interventi, come l'aggiornamento del Piano faunistico-venatorio, la ridifinizione delle aree vocate al cinghiale con l'ausilio dei dati Arcea, l'adozione dei Piani di controllo e contenimento dei cinghiali e l'attuazione del piano di sorveglianza epidemiologica. Fondamentale, poi, è ritenuto l'allungamento del periodo di caccia e l'autorizzazione agli agricoltori proprietari e conduttori dei fondi, in possesso di porto d'armi e permesso di caccia, ad effettuare interventi di abbattimento tutto l'anno. Infine, Coldiretti sollecita anche la la semplificazione delle procedure amministrative per velocizzare il risarcimento dei danni agli agricoltori.
«Se non verranno date risposte efficaci a queste istanze - concludono gli agricoltori - non stupiamoci poi delle manifestazioni di protesta che avvengono sul territorio e che Coldiretti intende sostenere».