L’indagine dell’istituto Demoskopica per Bcc Mediocrati fotografa una situazione disastrosa. La perdita dei ricavi in molti casi è andata oltre il 50%
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È un imprenditore calabrese smarrito e resiliente quello che emerge dal rapporto annuale sull’economia locale realizzato dall’Istituto Demoskopika per conto della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati. Disagio più che motivato dalla perdita dei ricavi, arrivata oltre il 50% in molti casi e da alcune difficoltà dichiarate tra cui il pagamento del personale (57,7%), il rispetto delle scadenze e degli oneri fiscali (56,7%) e il pagamento dei fornitori (55,7%). Ma non manca la capacità degli imprenditori di reagire all’evento traumatico del Covid-19: l’87,2% ha deciso di adottare sforzi e azioni per portare avanti l’attività.
Per il presidente della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino la pandemia ha avuto rilevanti ripercussioni sull’attività delle imprese ed in particolare «i servizi di trasporto, alberghi, ristoranti e l’intero comparto turistico con tutto il suo indotto, che hanno subito perdite economiche rilevanti. Inoltre, - precisa Nicola Paldino – la maggioranza degli imprenditori critica la scarsa celerità ed efficacia dei provvedimenti adottati dalle istituzioni ai vari livelli».
«Se dovessero persistere le attuali criticità del Covid-19 - commenta il presidente dell’istituto Demoskopika, Raffaele Rio - quasi due aziende su dieci rischierebbero con molta probabilità il default e la chiusura della propria attività. Non è più tempo di interventi dettati da euforia istituzionale, spesso autoreferenziale, o da immissione improvvisata di una cascata di risorse annunciate sul sistema economico. Necessita – ha concluso Raffaele Rio – un pacchetto di interventi che puntino prioritariamente alla ripresa economica più che a tamponare esclusivamente le perdite momentanee».
Aziende strette tra emergenza sanitaria e pressione fiscale
Quali sono le paure che, più di ogni altra, sono temute dagli imprenditori? Dall’indagine emergono alcuni orientamenti inequivocabili: la ripresa dell’emergenza sanitaria da coronavirus e altre epidemie che ha generato il 62,1% delle risposte del campione intervistato e poi la pressione fiscale (60,4%). Tra le paure significative, inoltre, figurano il sistema pubblico che quasi 4 imprenditori su 10 (36,4%) percepiscono come “inefficiente, lontano dalle imprese, corrotto e fortemente burocratico” oltre all’influenza sull’andamento economico del processo di globalizzazione (11,4%) e alla criminalità (10,1%). In coda, infine, le seguenti modalità di risposta: inefficienza del sistema giudiziario (4,5%), immigrazione incontrollata (3,5%), essere vittima di disastri naturali quali terremoti, frane e alluvioni (3,4%), insicurezza informatica, dati personali e finanziari (2%), inquinamento, distruzione dell’ambiente e della natura (1,9%) e, infine, diffusione di atti di terrorismo (1,5%).
E-commerce usato dal solo 15% delle aziende
Se a livello nazionale la risposta delle aziende al lockdown è stato un incremento del mercato elettronico a livello regionale soltanto il 15,1% delle aziende dichiara di utilizzare l’eCommerce come nuova modalità commerciale operativa per far fronte all’emergenza sanitaria: l’11,6% ne ha intensificato l’utilizzo mentre appena il 3,5% ne ha avviato l’utilizzo. In alternativa, oltre il 21% delle aziende ha optato per le consegne a domicilio.
Una azienda su due ha chiuso i battenti
Quasi un’azienda su due (44,6%) si è vista costretta a chiudere completamente i propri battenti. Il barometro della preoccupazione per i prossimi mesi tra gli operatori economici risulta così elevato da spingere addirittura il 13,4% di essi a dichiarare la chiusura “certa o molto probabile” della propria azienda nel caso del persistere delle attuali criticità innescate dalla pandemia. Una condizione, questa, particolarmente presente nel settore dei servizi con il 21,4% di imprese a elevato rischio default.