VIDEO | Individuata nella Piana di Sibari, la nuova varietà potrebbe salvare il mercato, permettendo di andare contro le criticità che i cambiamenti climatici stanno avendo sul frutto tradizionale
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Si trova a Lamezia Terme il vivaio scelto come esclusivista di moltiplicazione per l’Italia di una nuova varietà di clementine che potrebbe fare da staffetta con quella classica, allungando il periodo di commercializzazione e dando una mano ad un settore in perenne ricerca di linfa. Il frutto si chiama Perrina, dal nome dell’agronomo e tecnicamente suo costitutore, Francesco Perri (nella foto), che l’ha individuata nelle campagne di Sibari, mentre l’azienda che la “produrrà” è la Milone, da generazioni operativa nel Lametino.
I primi venti ettari in Campania
La Perrina, che mantiene intatte le caratteristiche organolettiche delle clementine, al momento è in fase di sperimentazione. Venti ettari sono stati realizzati in Campania con l’Op Armonia e si va verso il brevetto europeo. Un “viaggio” fatto di passione, scienza e ricerca.
«Si tratta di una selezione clonale – ci spiega Perri -. Oltre dieci anni fa la individuai da una pianta di clementine comune in contrada Sansone nel comune di Corigliano Calabro: un ramo mutato che produceva dei frutti diversi. L’importanza di Perrina è notevole perché permette di allungare la stagionalità della clementina tradizionale che, purtroppo, con i cambiamenti climatici si è molto ridotta».
Un percorso lungo
Perrina si può raccogliere, invece, dalla metà di dicembre fino a fine gennaio con notevoli ripercussioni sul mercato. Nel 2018, è stato completato il processo di risanamento dai ricercatori del Crea-Ofa di Acireale. A diffondere da un punto di vista commerciale la varietà sarà Op Armonia, mentre la diffusione è tutta calabrese.
«Per noi l'aspetto fitosanitario è stato fondamentale e su questo c'è stato da sempre sintonia con il dottore Perri» ha spiegato Maria Grazia Milone, a capo dell’azienda calabrese esclusivista per l’Italia della diffusione delle piante di Perrina.
Dalla Calabria all'Europa
Un lavoro di squadra che punta anche a “proteggere” il frutto. Ecco perché è stata scelta un’azienda florovivaistica che oltre ad essere presente da mezzo secolo sul territorio, produce il 60% delle piante di agrumi certificate in Italia, esportando anche in Europa. Perché anche in agricoltura nulla è stato ancora definitivamente ancora scritto.