Le imposizioni fiscali volute dal governo degli Stati Uniti produrranno effetti molto negativi per l'economia calabrese, in particolare nel settore agroalimentare ma non solo. Ne è convinto il presidente del Cna, Giovanni Cugliari, l'organizzazione che riunisce gli artigiani imprenditori di Calabria. Lo abbiamo raggiunto in una fase delicata per l'economia mondiale e calabrese in particolare, per approfondire le possibili conseguenze che i dazi voluti da Trump rischiano di generare per le imprese dal Pollino allo Stretto.

Presidente Cugliari, quali sono i settori che rischiamo maggiormente di subire le conseguenze delle imposizioni fiscali?

«Certamente l'agroalimentare che per che ciò che concerne l'export calabrese in America è al primo posto. Il comparto olivicolo e vitivinicolo calabrese guarda con preoccupazione, inoltre, alla proposta di dazi, perché potrebbe avere un impatto significativo sulle esportazioni di olio e vino, in uno dei mercati di riferimento per il settore. I vini calabresi che oggi arrivano sugli scaffali degli store americani, appartengono per lo più alla "fascia bassa" e un aumento dei costi porterà inevitabilmente alla contrazione degli acquisti. Esportiamo anche tanta meccanica e metalli. Ma credo che anche il mondo dell'arredo, penso ad esempio ai marmi, e più in generale alla carpenteria e al mondo della casa, saranno i settori più colpiti».

Quali potrebbero essere le contromisure da adottare secondo lei?

«Il commercio estero è materia disciplinata dai trattati europei. È dunque inutile credere che sia percorribile la strada di una trattativa diretta con gli Usa. La soluzione, dal mio punto di vista è quella di diversificare e di andare alla ricerca di nuovi mercati».

Una sollecitazione in tale direzione è arrivata nei giorni scorsi anche dall'assessore regionale allo Sviluppo economico Rosario Vari.

«La strada da percorrere è quella che va nella direzione della diversificazione dei mercati. I più importanti sono quelli asiatici dove c'è una forte cultura del made in Italy e i mercati arabi. Se si spinge verso questi mercati, la Calabria diventa epicentro del Mediterraneo e potrebbe giocare un ruolo centrale a livello geo-economico».

Venendo in invece alle novità legislative di casa nostra, il Cna ha preso posizione contro l'obbligo assicurativo per le calamità naturali introdotto dalla Legge di Bilancio e oggetto di proroga dopo l'intervento del Consiglio dei ministri. Tuttavia, quella che molti imprenditori considerano una nuova imposizione fiscale sembra essere stata solamente posticipata. Che ne pensa?

«Abbiamo accolto con favore la proroga del termine dell’obbligo assicurativo contro i danni da calamità naturali ed eventi catastrofali per le imprese, ottenuto grazie all’opera di mediazione della Cna, ma rimangono riserve e criticità da non trascurare e sulle quali attendiamo risposte».

Che genere di risposte?

«Le imprese in Calabria sono per lo più a conduzione familiare e non contano su fatturati milionari. Inoltre ci preoccupa la circostanza che non siano ancora stati resi noti e chiari i coefficienti di calcolo della polizza. Se la fragilità della nostra terra dal punto di vista idrogeologico e sismico dovesse influire sull’importo, le nostre imprese sarebbero penalizzate perché andrebbero a sborsare cifre più alte rispetto ad altre regioni. Ci auguriamo che fino a gennaio vengano sciolti diversi nodi interpretativi, fissati criteri e requisiti standard dei contratti, realizzato il portale Ivass che consente alle imprese di confrontare le offerte e scegliere in modo consapevole».