Figlia di operai immigrati dal Sud, oggi la 49enne guida il consiglio di fabbrica del Gruppo e promette battaglia contro la minaccia dei licenziamenti. La fatica per emergere in Germania: «In casa si parlava solo dialetto, mio padre credeva nel lavoro in Vw»
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«Il consiglio di amministrazione ha fallito. La conseguenza è un attacco ai nostri posti di lavoro, sedi e contratti collettivi. Con me non ci saranno chiusure di stabilimenti!». Daniela Cavallo, 49 anni, è la sindacalista più importante della Germania ed è chiamata a gestire la grande crisi e lo scontro nella Volkswagen, che per la prima volta nella sua storia ha annunciato la chiusura di uno stabilimento (forse più d’uno) in Germania.
La donna più potente della più grossa industria automobilistica tedesca parla italiano, anzi «dialetto calabrese». Lo ha detto scherzando al settimanale Zeit, intervistata dal direttore Giovanni Di Lorenzo. Di certo le radici sono calabresi: i genitori sono immigrati dalla Calabria a Wolfsburg, dove ha sede la Vw e dove Cavallo è nata. Fino al 2021, quando è diventata presidente del consiglio di fabbrica del Gruppo, la sua cittadinanza era soltanto italiana, con pratiche in corso per ottenere anche quella tedesca.
La sua è una storia di riscatto e le sfide che si trova ad affrontare oggi rispecchiano le profonde trasformazioni della società. Figlia di un “lavoratore ospite” (in tedesco Gastarbeiter) che arrivò a Wolfsburg con la prima ondata di immigrati stranieri, è entrata nella stessa azienda del padre. All’epoca il governo Adenauer firmò i contratti collettivi con l’Italia e la Turchia per aprire all’arrivo di nuovi operai. Una scelta quasi obbligata, quella dell’impiego in Vw. Di sicuro era consigliato in famiglia: «Mio padre – ha raccontato Cavallo – diceva sempre: Vw è il miglior datore di lavoro della regione. Se riesci a ottenere un posto di apprendistato in fabbrica, hai un futuro sicuro». Ora che quei posti non sono più sicuri, Cavallo si trova al centro della crisi con un ruolo di primo piano.
Lo scontro è frontale: Volkswagen ha annunciato che rescinderà diversi contratti collettivi, tra cui quello sulla sicurezza del lavoro. A partire da luglio 2025, circa 120mila dipendenti potranno essere licenziati. La pasionaria calabrese è pronta a dare battaglia: «Ora l'azienda ha esplicitato ciò che aspettavamo da giorni – ha spiegato –. Ci difenderemo ferocemente da questo storico attacco ai nostri posti di lavoro. Da noi non ci saranno licenziamenti obbligatori». Saranno mesi difficili, insomma, nei quali la rappresentante dei 600mila dipendenti avrà un ruolo cruciale.
Ai vertici della Confederazione è arrivata dopo la laurea in Economia aziendale conseguita mentre lavorava. Nei primi anni 2000 già aveva un ruolo nel sindacato: 21 anni dopo ha raccolto l’eredità del suo mentore Bernd Osterloh. Si dice che sia più diplomatica di lui ma altrettanto decisa.
Ha scalato Volkswagen partendo da zero, da figlia di operai immigrati: «I miei genitori hanno sempre parlato molto di cosa significasse per loro venire in Germania da un piccolo paese della Calabria, per ricominciare qui, anche se prima o poi volevano tornare in Italia». Non lo hanno fatto perché «adesso «hanno tutta la loro vita qui in Germania. Wolfsburg è la nostra casa. Mio padre è arrivato a Wolfsburg e ha imparato solo passo passo la lingua tedesca. È stato lo stesso per mia madre, più tardi. In casa si parlava l’italiano del dialetto calabrese. Ho imparato il tedesco all’età dell’asilo». Non è stato facile farsi strada da figlia di immigrati. Ora Cavallo ha davanti a sé un’altra sfida complicata. Gli ostacoli, però, non le fanno paura.