Dall’agricoltura alla moda, passando per una filiera tessile ecosostenibile. È questo il nodo attorno a cui si è svolto a Lamezia Terme il convegno Paesaggi da Indossare, organizzato da Donne in Campo Calabria, l’associazione femminile di Cia-Agricoltori Italiani.

Ginestra e seta e canapa i materiali più utilizzati per un ambito che impiega in Italia circa due mila aziende agricole, per un fatturato di quasi 30 milioni di euro con le attività connesse. Si parla di agritessuti, molti dei quali sono stati esposti, tra campioni e modelli, nella sala messa a disposizione per il convegno da un noto agriturismo della zona.

La ginestra di Fendi

In ballo c’è una sfida, perché per entrare a regime e vincere i costi onerosi, bisogna spingere sulla filiera. D’altronde le richieste non mancano e a farsi avanti sono anche i grandi marchi del jet set. Come è successo a Vincenzo Bossio, imprenditore di Calopezzati, la cui ginestra è stata richiesta dal noto stilista Fendi. Bossio ha realizzato per la nota casa di moda la “baguette” Calabria ottenuta dalla lavorazione della Ginestra.

Una pianta utilizzata da secoli nei filati, una fibra capace anche di regolare l’umidità, tanto che veniva usata dai romani per le vele delle loro imbarcazioni. Ma non solo: la ginestra è infestante, è ovunque. Non richiede particolari capacità di coltivazione.

L'inquinamento dei tessuti tradizionali

«Purtroppo, l’industria tessile oggi è la seconda più inquinante al mondo - sottolineano le Donne in Campo di Cia - responsabile del 20 per cento dello spreco globale di acqua e del 10 per cento delle emissioni di anidride carbonica. Una maglietta richiede in media 2.700 litri d’acqua per essere prodotta, un jeans fino a 10 mila litri, utilizzando soprattutto fibre e coloranti di sintesi.

Considerato che il consumo mondiale di indumenti è destinato a crescere di oltre il 60 cento entro il 2030, è evidente quanto siano enormi le potenzialità di una filiera del tessile ecologicamente orientata, fino a rappresentare il 15-20% del fatturato del settore in Italia (4,2 miliardi).

L’agricoltura mostra quindi di essere in prima linea in questo processo di cambiamento, con le donne promotrici di un nuovo modo di vivere la moda nel rispetto del pianeta. Donne in campo si augura che anche il Piano di sviluppo rurale della Calabria si faccia carico del progetto individuando opportuni percorsi di investimento e di filiera.

Al convegno hanno preso parte il direttore regionale Cia Franco Belmonte, il presidente  regionale Nicodemo Podella, Antonella Greco, presidente di Donne in campo Calabria, che ha messo in luce il ruolo delle donne come motore di innovazione, in un settore come la tessitura che tradizionalmente è di appannaggio femminile.

Al dibattito moderato dalla giornalista e imprenditrice agricola Rosaria Talarico, hanno preso parte Silvia Cappellozza, ricercatrice Crea (Consiglio per le ricerche in agricoltura), Luigia Iuliano, divulgatrice dell’Arsac Giuseppina Anna Corrente, ricercatrice del progetto Smafinec dell’università della Calabria.

L'impegno dell'assessore Gallo

Un saluto in collegamento via internet è arrivato anche da Gianluca Gallo, assessore all’agricoltura della Regione Calabria, che ha assicurato la presenza di risorse pubbliche da investire nella filiera degli agritessuti. Il suo intervento completa quello della dirigente del dipartimento Agricoltura Alessandra Celi che ha ricordato come la scarsa capacità degli imprenditori e degli enti locali calabresi di fare rete ha fatto sì che gli obiettivi relativi alla misura 16 sulla cooperazione siano quelli più in basso in classifica, con minore spesa rispetto alle cifre impegnate.

Presenti anche Pasquale Filippelli, esperto di tessitura e formatore, Lina Pecora, del Consiglio nazionale dottori agronomi e forestali, Pina Terenzi, presidente nazionale Donne in Campo.