L'allarme lanciato dall'associazione Udicon. Secondo il rapporto Svimez si è riaperta la frattura territoriale che fa ripiombare le regioni meridionali nella recessione ed aumenta l'emorragia di abitanti che mette a rischio spopolamento i centri più piccoli
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Non sono buone le notizie che emergono dal rapporto Svimez sul Mezzogiorno. Secondo quanto rilevato, ripiomba sull'economia del Sud la mannaia della recessione con il divario con il Centro-Nord che aumenta e l'emorragia di abitanti che mette a rischio spopolamento i centri più piccoli. Dopo il triennio 2015-2017 di debole ripresa del Mezzogiorno, ora «si è riaperta la frattura territoriale che arriverà a segnare un andamento opposto tra le aree, facendo ripiombare il Sud nella recessione da cui troppo lentamente era uscito», si legge nel rapporto. Inoltre, nel 2019 «l'Italia farà registrare una sostanziale stagnazione, con incremento lievissimo del Pil del +0,1%. Al Centro-Nord dovrebbe crescere poco, di appena lo +0,3%. Nel Mezzogiorno, invece, l'andamento previsto è del -0,3%».
Udicon: «La politica non si nasconda dietro un dito»
L’Unione per la difesa dei consumatori (Udicon) in una nota stampa punta il dito contro la politica rea di avre creato un «grave divario tra Nord e Sud». «Un rapporto ancora una volta fortemente negativo che fa seguito ad un triennio che aveva lasciato già poche speranze – scrive il presidente nazionale Udicon Denis Nesci – il divario tra Nord e Sud si allarga e la politica, soprattutto per alcune Regioni, sembra nascondersi dietro un dito».
Centri a richio spopolamento
«Se due milioni di giovani sono emigrati dal Sud al Nord tra il 2002 ed il 2017, sarà colpa di una gestione approssimativa di territori che, al contrario, avrebbero tantissimo da offrire? La qualità della vita - prosegue Nesci - se non altro dal punto di vista paesaggistico, supera molte delle realtà del Nord Italia, eppure i giovani meridionali sono costretti ad abbandonare la propria terra per cercare fortuna altrove, fortuna che al Sud non esiste». «Nel 2017 hanno chiuso le valigie 132mila ragazzi residenti nelle regioni meridionali e sono emigrati al Nord – continua Nesci – questo è il primo dato che non deve passare inosservato, perché l’emergenza del Meridione è tale, anche e soprattutto per la fuga dei giovani. Ci sono 107 mila occupati in meno solo negli ultimi due trimestri, mentre al Nord nello stesso lasso di tempo si parla di una crescita di 48mila posti di lavoro in più. Questi sono punti ai quali dovrebbero seguire dei commenti dalla politica, una spiegazione, magari una soluzione o un piano per il presente oltre che per il futuro».
«Al momento non sentiamo altro che il suono stridente di questi numeri raccapriccianti – conclude Nesci – è necessario lavorare per creare una alternativa credibile per i giovani residenti nel Sud Italia, l’emigrazione verso il Nord non fa altro che creare un danno a tutta la Nazione, perché se esiste, come esiste, un motore propulsivo per il nostro territorio, quello è proprio il Meridione».