VIDEO | Il governo non rifinanzierà i periodi di isolamento obbligatorio legati al virus per i lavoratori di aziende private. Il rischio, avverte la Fisascat Cisl Calabria, è che non si denuncino più i contagi
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La Fisascat Cisl Calabria punta il dito contro la decisione dell’Inps di sospendere, anche con effetto retroattivo, il pagamento delle indennità per i periodi di quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva.
Sostanzialmente chi ha contratto il Covid o ha avuto contatti con positivi e appartiene e lavora in un ente non pubblico, dovrà restituire quanto percepito da gennaio 2021. Una decisione scellerata per il sindacato, legata al mancato finanziamento del fondo ad hoc da parte del governo.
Il ministro al Lavoro Andrea Orlando più volte si è espresso in maniera favorevole ad una sterzata, andando ad inquadrare la quarantena come malattia, ma al momento nulla è stato fatto e la decisione rischia di diventare un vero e proprio boomerang.
Da qui la decisione del sindacato di continuare a martellare sulla questione. Il rischio concreto, evidenzia il segretario Fisascat Calabria Fortunato Lo Papa, è che chi ha il virus o chi ha avuto contatti con un positivo, non lo dichiari per non perdere centinaia di euro al mese.
Per non vedersi decurtare il salario, il lavoratore che deve andare in quarantena dovrà ricorrere a ferie o a eventuali permessi. Una decisione quella del governo che, sottolinea Lo Papa, allarga la forbice e crea nuove diseguaglianze in quanto i dipendenti pubblici potranno continuare ad andare in quarantena serenamente. Tra l’altro, fa notare il sindacalista, a pagare le spese della retromarcia del governo saranno in molti casi i lavoratori che durante il primo lockdown sono stati maggiormente sottoposti al virus, come quelli impiegati nei supermercati, nei servizi di pulizia, nelle mense.