Sono assunti come ausiliari, ma l’Azienda sanitaria di Cosenza, con un investimento economico non secondario, ha proceduto da circa dieci anni alla loro riqualificazione, consentendogli di conseguire il diploma di operatore socio sanitario.

Contratto non adeguato

In virtù del possesso dell’attestato oltre 120 figure esercitano quindi le mansioni di oss, più impegnative per carico di lavoro e responsabilità rispetto a quelle precedenti, negli ospedali spoke e negli altri presidi ambulatoriali della provincia. L’inquadramento contrattuale però, non è mai stato aggiornato. In sostanza lavorano come oss, ma senza alcun beneficio in termini di trattamento economico e di riconoscimento professionale.

L'atto dimostrativo

Il problema si trascina ormai da tempo ed è stato senza successo sollecitato, ai vari manager ordinari e straordinari che si sono alternati ai vertici dell’ente. Accompagnata dai rappresentanti sindacali della Uil Fpl, Elio Bartoletti, Susanna De Marco e Francesco Longo, una delegazione di operatori si è recata negli uffici della direzione generale di Via Alimena per una iniziativa dimostrativa: restituire gli attestati nelle mani del nuovo commissario Cinzia Bettelini.

Il caso dei part-time

Ci sono poi anche altre criticità. Questi lavoratori sono in buona parte part-time, ma l’Azienda, invece di integrarne l’orario di lavoro consentendogli di portare a casa uno stipendio adeguato, per far fronte alle carenze della pianta organica, preferisce assumere nuove figure scorrendo le graduatorie concorsuali.

Problema di legalità

In tutta la provincia l’Asp avrebbe un fabbisogno stimato in cinquecento Oss. In servizio ce ne sono circa cento, oltre agli ausiliari che di fatto, svolgono le funzioni di Operatori Socio Sanitari. C’è poi un problema di legalità: esercitando mansioni necessarie ma che non gli competono, gli ausiliari sono anche esposti al rischio di denunce. Ecco la voce di Anna Maria, una delle operatrici, intervistata dal nostro network.