Gradualmente si apre il dibattito attorno al destino della centrale termoelettrica di Corigliano Rossano in via di smantellamento relativamente ai soli quattro gruppi ad olio combustile. E si riparte col botto. Il comune di Corigliano Rossano bussa alle porte dell’Unical che non risponde. E il rischio è che si possano disperdere fondi previsti nell’ambito degli ecosistemi dell’innovazione nel Mezzogiorno.

Il bando scade il 12 novembre prossimo e finanzia progetti che riqualificano i siti degradati o inutilizzati, per un ammontare da 10 a 90 milioni di euro. A proporre il progetto all'Agenzia per la Coesione Territoriale sono gli organismi di ricerca in forma di partenariato, in questo caso il Comune di Corigliano Rossano, l’Unical, Enel Produzione e il Cnr.

Manca all’appello proprio la ex università del sindaco Stasi che non esita un solo istante a sottolineare la propria amarezza per la condotta assunta dai vertici universitari che avrebbero scelto la strada del silenzio. L’idea progetto che riguarda il corpo centrale del sito energetico è un investimento sull’idrogeno.

La pianificazione «prevede investimenti per allestire nella centrale un importante centro di ricerca che si occupa di produzione energetica ad alto rendimento tramite l'utilizzo di nanomateriali bidimensionali, scissione degli atomi di idrogeno mediante l'utilizzo di grafene, efficientamento dei sistemi di immagazzinamento energetico mediante nanotubi di carbonio». Su questo versante manca l’Unical.

L’attacco del sindaco Stasi all’Unical

L’amministratore ammette in premessa un certo affetto nei confronti dell’università cosentina, se non altro per averla frequentata, ma avverte una sensazione di chiusura nei confronti dei territori. «Ho appreso che la governance di Ateneo aveva già deciso, praticamente fin dall'inizio, di partecipare al bando con una sola proposta avendo già stabilito anche con quale proposta, scoraggiando di fatto dipartimenti ed altri istituti legati all'università nel perseguire altre strade. Peraltro, il bando non impone all’università la partecipazione a una sola proposta progettuale. In altri termini, si possono presentare più proposte per dare la possibilità alla Commissione ministeriale di valutare quelle più rispondenti ai requisiti del bando e quelle più promettenti per lo sviluppo del territorio».

Secondo le tesi di Stasi pare che «il timore sia proprio quello di mettere in competizione più proposte provenienti dallo stesso Ateneo, con il rischio di affossare quella su cui è già stata presa, di fatto, una decisione». Qui l’affondo: «Conoscendo chi governa l'Unical oggi, non ho dubbi sul fatto che, se effettivamente tali scelte sono state effettuate, queste siano le migliori possibili per l’Unical, ma lo dico con grande chiarezza da Sindaco di una città importante, da cittadino e da ex studente: così non va bene per niente». 

Le sfide del futuro ruotano attorno alle imponenti poste di finanziamento previste anche dal Pnrr a favore del Sud. Occorrono progetti ed europrogettisti capaci di non fare perdere questa ghiotta opportunità. «La nostra università non può sentirsi esentata dal dover rispondere a queste nuove esigenze, anche e soprattutto di relazione, integrazione e supporto del territorio.  Nel massimo rispetto dell'autonomia di ogni ente, relativamente ad una selezione del genere trovo francamente inadeguato e fuori dal tempo l'approccio della nostra università, che sembra abbia scelto - senza alcun confronto e senza neanche un minimo di selezione interna o esterna - una confezione, e non un'idea di ecosistema dell'innovazione. Una scelta del genere sta precludendo, di fatto, la competizione positiva tra idee progettuali e percorsi di sviluppo, una preclusione che se è ormai inaccettabile nei luoghi "tradizionali" delle istituzioni, figuriamoci nei luoghi della cultura, della ricerca e dell'alta formazione».

A questo punto, per il sindaco Jonico è tempo di aprire una riflessione «sul rapporto tra l'ateneo ed il territorio complessivamente, partendo proprio dal rapporto con gli enti locali».