I sindacati si schierano con il commissario straordinario del Corap, Fernando Caldiero, e invitano il revisore unico, Sergio Tempo, «ad evitare ulteriori polemiche e strumentalizzazioni, in quanto i lavoratori rischiano in questa fase di essere mandati a casa con quasi 4 stipendi arretrati, senza ammortizzatori sociali». A scatenare l’offensiva delle sigle sindacali è stata l’ultima relazione di Tempo, che chiede la cassa integrazione per i lavoratori del consorzio. Un’ipotesi definita come una vera e propria «castroneria» dal commissario e ora bocciata senza appello anche dal settore Funzione pubblica di Cgil, Cisl, Uil e Ugl che – affermano in una nota - «sentono la necessità di chiarire alcuni aspetti fondamentali relativi alla delicata vertenza».
«I dipendenti del Corap – spiegano i sindacati - sono assoggettati alla gestione previdenziali Inps - ex Inpdap, pertanto ai fini previdenziali sono dipendenti pubblici con contratto a tempo indeterminato e non hanno diritto alla Naspi (disoccupazione). Per la cassa integrazione vale lo stesso principio, anche perché l’Ente per il tipo di contribuzione che applica, non paga i contributi previdenziali previsti per questo ammortizzatore sociale».
Insomma, quello del revisore unico sembra essere stato un clamoroso autogol, che non solo ha consentito a Caldiero di segnare un punto facile contro uno dei più strenui oppositori della gestione Oliverio – Tempo, appunto -, ma ha anche spinto i sindacati a schierarsi apertamente, rinunciando all’effetto “pungolo” sino ad oggi esercitato dal revisore nei confronti del Consiglio regionale: «Si dà atto al Commissario straordinario, che fin dal suo insediamento si è attivato per la valutazione di ogni politica attiva del lavoro, rappresentandone nella riunione del 17 settembre 2019, anche alla presenza del Revisore unico dei conti, di avere esaminato tutte le possibili politiche attive del lavoro da applicare eventualmente ai dipendenti del Corap».