Operazione verità sui Consorzi di bonifica. «Avevo detto che avrei cominciato a farla subito dopo l’approvazione della riforma: cominciamo a farla». Il presidente della Regione lo annuncia con un nuovo video sui social, dove con l’aiuto di un tablet illustra il primo passo dell’operazione: passare allo scanner gli stipendi dei dirigenti dei Consorzi.

«Ho chiesto a Borrello, commissario del Consorzio unico, di tirarmi fuori i dati dei disciolti Consorzi di bonifica: volevo capire cosa succedeva quando vedevo i dipendenti sui tetti che minacciavano di buttarsi perché non percepivano il loro stipendio da mesi. Volevo capire cosa succedeva agli altri dipendenti, a cominciare dai dirigenti», spiega Occhiuto.

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Ed ecco cosa succedeva. Il governatore lo dice mentre l’immagine viene interamente occupata dallo schermo del tablet, su cui compare una sfilza di cifre. Sono gli stipendi in questione. «C’erano dirigenti che prendevano 180mila euro all’anno – rimarca Occhiuto puntando il dito sui numeri – con un costo per l’azienda di 243mila euro». È solo uno dei compensi elencati, che il presidente passa in rassegna velocemente per poi chiosare: «Il costo dei dirigenti era molto più alto del costo dei dipendenti che però non venivano pagati».

E qui sta, per il governatore, la necessità della riforma andata in porto la scorsa estate. «In Calabria – afferma ancora Occhiuto in favore di camera – spesso la pubblica amministrazione è stata zavorrata da questi comportamenti ed ecco perché riformarla è così difficile, perché ci sono grumi di potere che a volte in connessione con settori della politica impediscono che le riforme si facciano. No, io le riforme le faccio comunque».

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E aggiunge, concludendo: «Anzi, siccome ho detto che l’operazione verità è appena cominciata questi dati non li do solo a voi: insieme agli altri che stiamo recuperando io li darò anche alle procure della Repubblica perché verifichino le attività dei disciolti Consorzi di bonifica che come gli altri enti della Regione devo servire a dare servizi ai cittadini, non devono essere intesi da chi li governa come mucche da mungere».