Riceviamo e pubblichiamo il comunicato della Confcoltivatori sul ricorso al Tar del Lazio contro il decreto del Mipaaf.

Recitava un vecchio adagio: “aegrescit medendo”, ovvero, “il rimedio è peggiore della malattia”. E’ così che il Ministro Martina ha inteso risolvere il problema della truffa dei pascoli magri. Anziché curare la malattia, decide di sopprimere il malato! Sinteticamente cercheremo di ricostruire l’intera vicenda. Qualche anno fa, alcuni allevatori veneti e lombardi, prendevano in affitto alpeggi d’alta quota in Abruzzo, per aumentare virtualmente la superficie agricola, al fine di riscuotere poi i premi Pac, attraverso la pratica del pascolamento conto terzi. In poche parole speculavano società di allevatori, messe in piedi solo per accaparrarsi i famosi  pascoli di carta, in comuni dove amministravano sindaci compiacenti. Queste sedicenti società del nord, inoltre, obbligavano gli allevatori abruzzesi, rimasti senza pascoli, a stipulare contratti, a prezzi anche abbastanza alti. A seguito di continue denunce e per colpa di questi furbastri, che speculavano ben due volte con i terreni, (sub-affitto e benefici  pac), nel 2013, Agea emette una circolare che ribalta un sistema in uso in tutt’Italia dal lontano 2003; nella domanda unica 2014, infatti, non veniva più contemplato il pascolamento conto terzi. Successivamente, l’efficacia della succitata circolare veniva sospesa a seguito di diversi ricorsi presentati dagli agricoltori, che si erano, oltretutto, attenuti alla normativa vigente. La circolare Agea, poi, riprendeva efficacia a seguito di sentenza del Tar del Lazio che rigettava, nei primi mesi del 2015, i suddetti ricorsi. Intanto questa vicenda non può ritenersi conclusa, in quanto, attualmente, ancora pende ricorso al Consiglio di Stato. Segue alla scellerata decisione Agea, l’altrettanta scellerata scelta dell’attuale Ministro delle Politiche Agricole, che con Decreto N° 1922 del 20 marzo 2015 all’art. 9 comma 7, elimina per il 2014, quindi retroattivamente, il contributo per il pascolamento conto terzi, penalizzando così non solo i truffatori, ma indistintamente agricoltori ed allevatori sparsi in tutt’Italia, che avevano utilizzato ed ancora utilizzano con onestà la pratica del pascolamento conto terzi. Significa, in poche parole, che migliaia e migliaia di allevatori/agricoltori, che hanno percepito gli aiuti 2014, per il pascolamento conto terzi, devono restituire il “maltolto”; significa che centinaia di milioni di euro dovranno essere restituiti all’Unione Europea, senza che questi possano poi essere più utilizzati in Italia!! Tutto ciò è vergognoso!! La ConfColtivatori non poteva rimanere inerme di fronte a tali infami scelte. Infatti, nello scorso mese di giugno, abbiamo impugnato davanti al Tribunale Amministrativo del Lazio, il vile, quanto, spregevole Decreto. Non possiamo permettere  anche alle aziende del comparto agricolo, di seguire la scelta di delocalizzazione delle migliaia di altre industrie artigiane italiane. Il grande rispetto per le nostre radici, le nostre tradizioni, le nostre aziende conservate da padre in figlio, portate avanti con sudori e grandi sacrifici, non ci hanno fatto ancora buttare la spugna. Resistiamo, anzi è il caso di dire, che tentiamo quotidianamente di resistere, ad una politica crudele e matrigna, che, chiede e non concede. Abbiamo i terreni e le aziende in Italia, nelle nostre splendide regioni,  vogliamo continuare a produrre e lottare per le nostre terre, vogliamo ancora aiutare la nostra NAZIONE, vogliamo continuare a dare lavoro alle tante famiglie italiane, però il Governo sta esagerando, la misura è già colma, anzi con il Decreto dello scorso 20 marzo, ha oltrepassato anche la soglia massima di sopportazione. Si sta colpendo con fendenti duri, mortificando giorno dopo giorno, l’intera categoria. La zootecnia è in difficoltà, la carne bovina si (s)vende, alla grande distribuzione, a 2 euro/Kg, il latte viene (s)venduto a 35 cent/L. Non parliamo poi della vicenda “quote latte”. Il settore frutta è in grave crisi. Gli aiuti comunitari sono stati ridimensionati. Il 2014 è stato l’annus horribilis dell’olio. I castaneti ed i noccioleti sono stati attaccati dal parassita c.d. cinipide. Il prezzo del gasolio agricolo è salito alle stelle. Le banche hanno ridotto l’accesso al credito per la mancanza di meccanismi di garanzia efficienti… e qua ci fermiamo, anche perché, volendo continuare, l’elenco delle sventure sarebbe ancor più lungo e dettagliato. Di fronte alle difficoltà appena accennate, il Governo ed il Ministro delle Politiche Agricole, per tutta risposta cosa fanno? Non solo introducono la vergognosa i.m.u. agricola, ma escogitano anche il modo per far restituire a migliaia di allevatori ed agricoltori centinaia di milioni di euro all’Unione Europea! In poche parole, il rischio di fallimento per molte aziende piccole, medie e anche grandi, dovuto proprio agli effetti del  Decreto, appare tutt’altro che remoto. Il ricorso al Tar era doveroso, così com’è doveroso appellarci a tutti i Parlamentari affinché possano studiare bene la vicenda ed eventualmente, poi, chiedere la modifica dell’Atto,  perorando così la nostra causa e la causa di migliaia di aziende agricole presenti in tutta Italia. Ad eleggere Parlamentari e Senatori sono i territori, quindi gli stessi, hanno anche il dovere morale, di interessarsi ai problemi territoriali d’appartenenza. A tal fine ricordiamo ai Parlamentari calabresi, che solo nella nostra Regione, rischiano il fallimento, per questo problema oltre 2000 aziende. Se questo appello non dovesse trovare ascolto, faremo come i colleghi francesi, porteremo i trattori carichi di letame davanti al Parlamento.