L’entrata in vigore dell’obbligo del green pass sul luogo di lavoro sta creando non poche preoccupazioni nel mondo agricolo, soprattutto per le ricadute sul reclutamento della manodopera da impiegare nei campi. Per questo, sostiene Confragricoltura, servono soluzione pratiche e immediate per non compromettere l’attività del settore, in un periodo come quello attuale dove sono in corso diverse raccolte.

Green pass e lavoro all'aperto

«Come organizzazione di categoria, – spiega Diego Zurlo, presidente di Confagricoltura Crotone – siamo assolutamente e coscienziosamente favorevoli a qualsiasi forma di controllo e di monitoraggio epidemiologico, ma l’agricoltura non può essere standardizzata come tutti gli altri comparti. Noi lavoriamo prevalentemente all’aperto, tranne le linee degli opifici che effettuano trasformazione e confezionamento dei prodotti, nelle quali siamo d’accordo sul mantenimento del green pass». Zurlo, però, ricorda che proprio in questo periodo «sta per terminare la vendemmia, siamo nel pieno della raccolta delle olive, stiamo per eseguire i trapianti per le colture ortive e le semine per quelle cerealicole».

Confagricoltura: «Serve una deroga»

Ed è proprio per queste tipologie di lavoro nei campi, che viene dunque chiesta una deroga per evitare un rallentamento della filiera: «Noi non ci siamo fermati nemmeno in piena pandemia, ma ora stiamo rallentando. Il problema è a monte: la già scarsissima manodopera che sta condizionando da tempo il comparto agricolo, ci porta a rivolgerci al reclutamento di lavoratori nei paesi esteri, in particolare extra Ue. Molti lavoratori, dunque, o non sono vaccinati o lo sono con vaccini non riconosciuti dal ministero della Salute e quindi non validi ai fini del green pass. È ovvio che diventa difficile riuscire a sostituire questa forza lavoro con lavoratori perfettamente in regola. Per tale motivo, non vediamo difficoltà nel cercare con urgenza misure che vadano alla ricerca di una diversa attuazione del decreto in campo agricolo».