Le competenze cercate sono degne del direttore del Washington Post: comprovate esperienze alla guida di testate giornalistiche, specializzazione nella cura dei social media, pregressi rapporti con la pubblica amministrazione, propria copertura assicurativa, capacità grafiche per disegnare inviti e locandine, espletamento dell’incarico senza vincoli di orario, con reperibilità telefonica h24 e disponibilità a partecipare anche ad eventi serali e festivi. Il compenso invece è addirittura più basso di quello elargito dal più tiranno dei caporali, di quelli che sfruttano i poveri cristi e che, se pizzicati dalla magistratura, si beccano anche una denuncia se non addirittura l’arresto.

L'obolo offerto dal comune

Il comune di Grottaminarda, piccolo centro della provincia di Avellino, cerca un addetto stampa. I requisiti sono chiari: vuole il migliore, il più bravo reperibile sulla piazza. E lo vuole pagare una miseria: seimila euro l’anno, 500 euro al mese. Il bando parla di un impegno a tempo pieno per sette giorni su sette. Ma anche ipotizzando 24 e non 30 giorni lavorativi da cinque ore, fanno poco più di venti euro al giorno, quattro euro l’ora. Una miseria, anzi, un’elemosina. Naturalmente il compenso è lordo: l’aspirante sarà obbligato ad aprire una partita Iva, pagare le tasse sull’importo fatturato, pagare l’Inpgi, addirittura accollarsi i costi della benzina per raggiungere i luoghi in cui la sua presenza dovesse essere richiesta. Questa proposta di lavoro non è solo inaccettabile: è un insulto. Fatta da un’amministrazione pubblica dovrebbe determinare la rimozione immediata del dirigente che l’ha vergata e firmata e che, per inciso, percepisce una retribuzione lorda di oltre 76 mila euro. Ma anche la levata di scudi dell’ordine dei giornalisti, ancora una volta silente davanti a questo e ad altri abusi consumati tutti i giorni a danno della categoria.