VIDEO | Quello di Rosa è l'ennesimo sfogo di chi, a causa delle restrizioni imposte dal Governo, rischia di vedere vanificati i sacrifici di una vita e di dover chiudere la propria attività
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È un’agonia che dura da circa 4 mesi. Anche Rosa Passarelli, mamma di tre figli, come molti suoi colleghi ha dovuto adeguarsi alle restrizioni anticovid imposte dal Governo chiudendo momentaneamente il suo locale notturno, il Wine House, nel quartiere lido di Catanzaro sul quale da 5 anni lei e suo marito stanno investendo tutte le energie. E pur continuando a lavorare in un bar, le difficoltà quotidiane non mancano.
«Per lo Stato io potrei tenere aperto di giorno e lavorare con l’asporto in quanto il mio locale è una vineria. Ma dovrei aprire per vendere cosa? Qualche litro di vino? - si chiede Rosa -. E cosa porterei alla famiglia, 20 euro di incasso al giorno? Pagando l’affitto mensile e le bollette della luce non basterebbero nemmeno per portare da mangiare ai nostri figli. Perché questa è la cosa più importante in questo momento. Io ho un’altra attività, un bar dove stiamo lavorando con l’asporto ma gli incassi sono diminuiti dell’80%».
Voglia di lavorare
Dunque la preoccupazione è tanta ma ancora di più è la voglia di lavorare: «Io e mio marito lavoriamo nei locali e non abbiamo uno stipendio fisso - spiega Rosa - , stiamo attraversando un momento molto particolare. Spero vivamente che tutto questo finisca per poter ritornare al mio lavoro. Perché il lavoro è un diritto e questo diritto non ce lo deve togliere nessuno. E dopo tanti sacrifici ritrovarsi con il locale chiuso mi piange veramente il cuore e mi domando dove sono andati a finire i nostri sacrifici». Il rischio, sempre più concreto, è di dover abbassare definitivamente la saracinesca: «Ormai abbiamo perso le speranze perché ogni giorno vedo molti colleghi che non ce la fanno più e sono costretti ad abbassare le serrande. Io non vorrei arrivare a questo punto».