Per coprire la distanza tra la stazione ferroviaria di Vibo-Pizzo e il centro cittadino, in taxi, bisogna spendere “25 euro con fattura, o 20 senza”, ma non manca chi offre la corsa “anche a 15 euro”. Il turista rischia il salasso, visto che sono appena 6 i chilometri di un viaggio in auto, senza tassametro, “a tariffa fissa”. Un modo, uno in più, per scoraggiare i visitatori che arrivano in città e respingere i turisti che, pur arrivando in una città che ha non una ma ben due stazioni ferroviarie, se sbagliano fermata con il treno e vogliono raggiungere Tropea e la Costa degli Dei rischiano una seconda mazzata: il biglietto del bus urbano costa 2.20 per collegare i due scali di Trenitalia.

 

E non è finita qui la disavventura perché la stazione di Vibo Marina, nevralgica nella tratta secondaria Rosarno-Lamezia, non ha biglietteria, ha un servizio taxi a chiamata e chi vi arriva ha come la sensazione di trovarsi in un non luogo dominato dalla disperazione. Il servizio taxi che sembra una contrattazione continua a forfait completa il quadro desolante del servizio della mobilità urbana, con bus vetusti, biglietti che non vengono venduti nei negozi del centro, con orari che depistano e fermate che sembrano una puntata alla lotteria. Uno dei problemi che la nuova amministrazione trova in eredità, forse quello che maggiormente influisce per fare di Vibo valentia uno dei capoluoghi italiani a più basso livello di vivibilità.  

 

 

 

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