«I mesi che ci siamo lasciati alle spalle sono stati terribili perché c’è una diretta relazione tra la crescita di un linguaggio di odio, razzista, sessista, e il tema della violenza contro le donne, dei tentativi, neanche mascherati, di tornare ad epoche di subordinazione e sottomissione cancellando le conquiste che le donne hanno fatto in questi anni». Così l’ex segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso, responsabile delle politiche di genere Cgil Nazionale, intervenendo al teatro comunale di Soverato alla prima giornata della rassegna sindacale sulle donne “Belle Ciao: a fimmina m’appartena” che si concluderà il 26 settembre sempre nella città ionica.

Politiche di conciliazione

Una iniziativa che, come ha spiegato Caterina Vaiti della segreteria regionale Cgil Calabria, ha come obiettivo quello di «Sensibilizzare tutti rispetto ad un tema molto importante, quello delle donne, delle politiche di conciliazione, della libertà, dell’affermazione delle donne in qualsiasi campo che sia familiare o lavorativo. Tre giorni – spiega – in cui cercheremo di costruire un progetto che possa strutturarsi nel tempo. Pensiamo di raccogliere e mettere insieme dei tasselli affinchè  si possa partire con un forum di osservazione in tutti i posti di lavoro rispetto alle condizioni e alle difficoltà che ogni donna calabrese vive». Per questo a circa 100 donne calabresi, iscritte al sindacato e lavoratrici in diversi settori «E’ stato sottoposto un questionario e, tra le altre cose, è emerso che molte non conoscono ancora le politiche di conciliazione. Quindi dobbiamo mirare ad informare tutte quelle donne che non sanno di essere portatrici di diritti. Alla fine di queste giornate consegneremo un documento a Laura Boldrini, deputata del Parlamento italiano, già presidente della Camera dei Deputati, e a Gianna Fracassi della segreteria nazionale, che saranno qui l’ultimo giorno, affinchè si possano fare portatrici delle esigenze delle donne calabresi e ci si possa rivedere tra un anno costruendo un percorso tutti insieme».

Il lavoro femminile

Le differenze, secondo la Camusso, non devono determinare paure ma devono invece essere valorizzate. «C’è una opportunità, una finestra che si è aperta per tornare ad avere un linguaggio civile di rispetto, di riconoscimento delle differenze. E poi c’è come sempre un grande tema economico: il lavoro femminile, che è una strada fondamentale per avere un Paese più equilibrato che possa crescere. Le stime sono note a tutti e alcuni punti di occupazione femminile in più determinerebbero una significativa crescita del pil oltre che una crescita del benessere. Mentre invece in questa stagione si è determinata una condizione negativa come se le donne stessero pagando il prezzo della crisi ancora adesso con l’affermarsi di un part-time involontario sempre più diffuso che spesso rappresenta però un carico di lavoro per una intera giornata così come troppa parte del lavoro femminile si sta concentrando nel lavoro più povero, quello meno retribuito. C’è bisogno di dare una risposta che da un lato contrasti la precarietà e dall’altro affronti il tema della retribuzione del lavoro femminile, quello che viene comunemente chiamato “gender pay gap” (divario retributivo di genere) che vuol dire che esiste tutt’ora una discriminazione».

Un piano per il Mezzogiorno

E a proposito degli scenari politici attuali, a pochi giorni dall’incontro tra il segretario Cgil Maurizio Landini e il premier Giuseppe Conte, la Camusso ribadisce anche la necessità di dare al sud la giusta attenzione: «Credo che ci sia una novità in qualche modo importante che è quella di riconoscere che il Mezzogiorno è il tema del nostro Paese rispetto allo sviluppo, alla crescita, alle infrastrutture, alla necessità di avere interventi strutturali e non estemporanei per ricucire questa diseguaglianza che è andata crescendo tra nord e sud. Si è scelto di riflettere, di non fare processi di autonomia differenziata che diventano delle ulteriori difficoltà per il Mezzogiorno. Adesso si tratta di tradurre questo in azioni. Come dice il segretario generale, è la parte del tema che non abbiamo ancora visto, per il momento abbiamo visto solo i titoli. Ad esempio, rispetto al provvedimento che stanno annunciando affinchè le donne abbiano la possibilità di utilizzare gli asili nido senza che i costi siano insopportabili, è una premessa che al momento manca. Perché questo provvedimento sia efficace nel Mezzogiorno bisogna fare gli asili nido». Quindi un piano per il Mezzogiorno, secondo l’ex segretario, non può che essere un piano equilibrato tra le cosiddette infrastrutture della mobilità e le infrastrutture sociali, quelle che permettono di migliorare la qualità della vita delle persone.