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Lo rende noto la stessa Fondazione con un comunicato stampa. Il prefetto di Catanzaro Luisa Latella, con proprio decreto, il 23 febbraio scorso aveva dichiarato estinta la fondazione per l'«accertata impossibilità di raggiungere lo scopo per il conseguimento del quale l'ente era stato costituito». Nell'atto si affermava anche che l'estinzione è dovuta alla mancata «consistenza patrimoniale», che rappresenta «uno dei requisiti indispensabili per la vita dell'ente».
Lo stesso Gualtieri, assieme al direttore generale Mario Martina, ha scritto una lettera al presidente della Regione, Mario Oliverio, al commissario ad acta per il Piano di rientro Massimo Scura e al sub commissario Andrea Urbani, allegando la documentazione «idonea ad attestare – è scritto nel testo – il debito della Regione nei confronti della fondazione».
«È bene anzitutto ricordare – affermano Falzea e Martina – che la Kpmg, advisor della Regione, su incarico del generale Pezzi, ha fatto un'analisi dettagliata, durata mesi, esaminando ogni singolo documento, della situazione economica della fondazione proprio per chiarire i dettagli di tale situazione. Allora come oggi la Regione voleva legittimamente vederci chiaro. Quella relazione è in mano alla Regione, ma a ogni buon conto si allega. Le principali ragioni creditorie della fondazione trovano il loro fondamento in atti formali: atto costitutivo e statuto della fondazione sottoscritti dal presidente della Regione ed espressamente approvati dalla Giunta regionale con delibera 798/04». ?«Tali atti – proseguono Falzea e Martina – sono stati sottoposti al controllo del prefetto di Catanzaro, il quale, proprio sulla base del formale impegno della Regione di dotare la fondazione di un suo patrimonio, ha proceduto all'iscrizione della stessa nel Registro delle persone giuridiche private. Senza patrimonio, infatti, non si può costituire una fondazione. Ed è per questo che il Prefetto di Catanzaro nel 2015, una volta accertato il mancato versamento da parte della Regione del patrimonio della fondazione Campanella, ne ha disposto l'estinzione. La delibera della Giunta regionale 798/04 non è stata mai annullata o revocata, né è stato mai impugnato l'atto costitutivo o lo statuto della fondazione. Si tratta, pertanto, di atti perfettamente legittimi, efficaci, vincolanti e fonte di obblighi giuridici. D'altra parte, è notorio che se si assumono impegni innanzi a un notaio sottoscrivendo un atto pubblico si è tenuti a darvi esecuzione». ?Per i vertici della fondazione Campanella, inoltre, «da tali atti discendono i seguenti impegni per la Regione: versamento del fondo di dotazione, pari a circa 25 milioni di euro (oltre rivalutazione e interessi dal 2004 a oggi) destinato all'acquisto attrezzature e tecnologie; versamento dei contributi annui a carico della Regione; contributi a carico della Regione per gli anni successivi sino all'entrata in vigore della legge regionale 63/12 -1 gennaio 2013 - che ha ridefinito l'assetto giuridico della fondazione». ?In particolare nella documentazione si precisa che «per gli anni 2010, 2011 e 2012 la fondazione avrebbe, dunque, dovuto ricevere 150 milioni di euro, mentre ne ha ricevuto circa 61, il credito residuo ammonta a circa 89 milioni di euro, oltre rivalutazione e interessi. Il mancato versamento da parte della Regione di tali somme, nonostante le continue sollecitazioni ad adempiere, ha determinato una grave situazione debitoria che ha compromesso sempre di più lo svolgimento delle sue attività. Situazione, questa, più volte denunciata, fin dal 2010, ai soci fondatori, alla struttura commissariale, al prefetto nella sua qualità di autorità di controllo sulle fondazioni e agli organi di informazione. Nel tentativo di trovare una soluzione che consentisse alla fondazione di non dovere attendere la sentenza del Tribunale di Catanzaro per garantirsi la sopravvivenza, il presidente facente funzioni della Regione, previo parere dell'Avvocatura regionale, nel luglio 2014 ha ipotizzato una transazione del giudizio pendente. A fronte di un debito pari a circa 174,5 milioni di euro, oltre rivalutazione e interessi, la Regione avrebbe pagato solo 29 milioni di euro in tre anni senza interessi, cifra che avrebbe all'epoca consentito alla fondazione di estinguere i suoi debiti. Quel che è certo è che, a prescindere dalla transazione – conclude il testo della lettera – esiste un debito della Regione nei confronti della fondazione scaturente da atti formali perfettamente validi ed efficaci e che se la Regione adempisse, anche solo in parte, sarebbe scongiurata la liquidazione dell'ente».