VIDEO | Scelte sbagliate e commesse perse hanno portato alla crisi. In ballo ci sono oltre centinaia e centinaia di lavoratori in tutta la Calabria che rischiano di rimanere per strada
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Due mensilità arretrate, il mese di novembre anticipato al 50% ed un futuro buio. Licenziamento, vendita: non si parla d’altro tra i dipendenti della Abramo Customer care. In provincia di Cosenza sono 600 dipendenti, più di 1000 a Crotone. In Calabria in tutto ci lavorano quasi 3000 persone. Di sicuro è l’ennesima crisi occupazionale in un momento economicamente debole e in una realtà già gravemente depressa da decenni.
La vertenza delle vertenze
È – o è stato - uno dei più grandi call center italiani, fino a qualche anno fa in grande espansione anche all’estero. Chi ci lavora sin dagli inizi dice che per lavorare alla Abramo era come stare in una grande famiglia. «In fondo ci ritenevamo anche dei privilegiati nel variegato mondo dei call center perché era risaputo che l’azienda era seria, pagava regolarmente ed attuava contratti regolari».
In una manciata di anni, però, la società ha iniziato a perdere pezzi e commesse per strada. Ci sono state anche scelte industriali evidentemente sbagliate e poi la pandemia ha dato il colpo di grazia.
Per questo se la Abramo dovesse chiudere i battenti per la Calabria sarebbe un colpo durissimo sia sul piano economico sia da un punto di vista sociale. È l’azienda privata per numero di dipendenti più grande della Calabria. Per questo i rappresentanti sindacali dicono che questa è la “vertenza delle vertenze”.
Aperto un tavolo al Mise
Solo due mesi fa l’azienda presentava a tutti i dipendenti un piano di rilancio di 7 milioni di euro. E loro davvero avevano creduto che le cose potessero aggiustarsi. A fine ottobre, però, la doccia fredda: l’azienda ora è in concordato preventivo, ma i dipendenti continuano a lavorare come sempre: chi in smart working, chi in azienda.
Due giorni fa l'incontro al Ministero con le sigle sindacali. Un incontro informale, conoscitivo sulla situazione, per trovare una soluzione diversa al fallimento. I rappresentanti sindacali i hanno chiesto di tutelare le commesse attualmente attive per consentire ai dipendenti di continuare a lavorare.
«Speriamo nella vendita»
La cosa importante è mantenere per il momento le commesse, che sono tutte importanti e di grandi gruppi. Questo faciliterebbe la vendita dell’azienda o anche solo di alcuni rami d’azienda per cui si potrebbero salvaguardare i livelli occupazionali. È quello che auspicano i dipendenti.