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Il Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Catanzaro, Riccardo Ionta, ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Aurelio e Steve Chizzoniti, chiamati a difendere gli interessi di 16 lavoratori in forza alla Fondazione "Calabria Etica". Questi, infatti, avevano impugnato l’estromissione dal rapporto di lavoro rivendicando il pagamento delle spettanze dovute nei termini dell'effettiva contrattualizzazione.
Il giudice ha condannato l'ente sub-regionale, assistito dal legale Orlando Mercurio, al pagamento nei confronti dei lavoratori di tutte le mensilità che avrebbero dovuto riscuotere fino alla conclusione del contratto prevista per il 31 ottobre 2015. I dipendenti, tutti del Reggino, saranno così economicamente soddisfatti non solo per il periodo di lavoro effettuato ma per l’intero periodo previsto dalla documentazione contrattuale.
La sentenza, inoltre, è stata trasmessa alla Corte dei Conti Calabria ed alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro. «La singolare vicenda - come riportato in una nota di Aurelio Chizzoniti, uno dei due legali - trae origine dal repentino allontanamento di centinaia di operatori presso Calabria Etica previo annullamento in autotutela degli atti prodotti sul presupposto che la Regione Calabria non avesse prioritariamente autorizzato l’esecuzione dei progetti ai quali lavoravano i dipendenti improvvisamente “cacciati”. Ciò, nonostante il triplice parere negativo espresso dal Collegio dei Revisori dei Conti che, per iscritto, aveva invano anticipato la soccombenza della Fondazione in caso di prevedibile contenzioso, invitando il predetto Ente a percorrere itinerari processuali in sintonia con le garanzie del contraddittorio».
Gli avvocati hanno censurato la la legittimità della clausola contrattuale definita “contra ius” «in virtù della quale, Calabria Etica, non solo ha sterilizzato con largo anticipo un contratto di lavoro perfettamente valido ed ancora in corso di esecuzione, ma, addirittura pretendeva di non pagare gli spaesatissimi collaboratori anche per i mesi da gennaio ad aprile 2015, durante i quali avevano regolarmente garantito le prestazioni fino a quando non è intervenuta l’anomala conclusione del rapporto scadente il 31/10/2015».
L’esito, assicurano i legali «restituisce piena dignità ai lavoratori ricorrenti ma anche alle centinaia di colleghi degli stessi parimenti maltrattati solo ed esclusivamente perché i predetti avevano partecipato ad una pubblica selezione bandita sotto l’imperio di Organi regionali di diversa espressione cromatico-politica alla consultazione regionale del novembre 2014».