Continua ad essere la Calabria a guidare la classifica delle migrazioni interne, dalle regioni meridionali verso quelle settentrionali. A certificarlo è il rapporto Svimez 2019, presentato questa mattina a Roma, e che scatta una fotografia dell'economia con particolare attenzione alla realtà del Mezzogiorno. Nel 2018 la Calabria, oltre a tagliare il record della peggiore performance economica che gli vale una flessione del Pil (-0,3%), sale anche sul podio della regione che conta la maggiore percentuale di giovani che attraversano i confini. «Le partenze più consistenti - si legge nella relazione -avvengono dalle regioni più grandi come la Campania con 31,4 mila unità, la Sicilia con 26,4 mila e la Puglia con 19,6 mila unità; a esse si unisce la Calabria (13,9 mila) che presenta il più elevato tasso migratorio, 4,0 per mille, seguita dalla Basilicata (3,8 per mille) e dal Molise (3,0 per mille). La Lombardia è la meta preferita da coloro che lasciano una regione del Mezzogiorno, quasi un terzo del totale; meno attraenti risultano, invece, le regioni del Nord-Est, a vantaggio di quelle del Centro, tra le quali, il Lazio si conferma stabilmente, con quasi un quinto del totale, la seconda regione di destinazione degli emigrati dalle regioni del Mezzogiorno».

 

Il Mezzogiorno che invecchia

Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno due milioni e 15 mila residenti: la metà sono giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati. Il 16% circa si sono trasferiti all’estero e oltre 850 mila di loro non tornano più nel Mezzogiorno. Nel 2017, in presenza di un tendenziale rallentamento della ripresa economica, si sono cancellati dal Mezzogiorno oltre 132 mila residenti, un quarto dei quali ha scelto un Paese estero come residenza, una quota decisamente più elevata che in passato, come più elevata risulta la quota dei laureati, un terzo del totale. La Svimez ha rilevato come la «nuova migrazione» sia figlia dei profondi cambiamenti intervenuti nella società meridionale, un’area che sta invecchiando e che non si dimostra in grado di trattenere la sua componente più giovane – appartenente alle fasce di età 25-29 anni e 30-34 anni – sia quella con un elevato grado di istruzione e formazione, sia coloro che hanno orientato la formazione verso le arti e i mestieri. Nel 2017 gli appartenenti a queste due classi di età che lasciano definitivamente una regione del Sud ammontano rispettivamente, a 16 mila e a 12 mila unità. Oltre il 68% dei cittadini italiani che nel 2017 ha lasciato il Mezzogiorno per una regione del Centro-Nord, aveva almeno un titolo di studio di secondo livello: diploma superiore il 37,1% e laurea il 30,1% (nel 2010 le quote risultavano rispettivamente pari al 38,7 e a 25,1%).

 

Luana Costa

 

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