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Ben 2.928 milioni di euro già recuperati dal Governo per la copertura del finanziamento degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate tra il 1 gennaio ed il 31 dicembre 2015 in Italia. Al taglio dei Piani di Azione Coesione, il Meridione ha contribuito con risorse per il 98,7% mentre, per le assunzioni incentivate, le realtà regionali del Sud si fermano alla soglia del 30%. E, intanto, anche la Legge di Stabilità per il 2016 prevede un nuovo sgravio contributivo da sostenere sempre con i “mancati impegni” nell’impiego delle risorse delle realtà regionali prioritariamente del Mezzogiorno.
Il Governo ha mantenuto le promesse. Per recuperare i 3,5 miliardi di euro necessari a coprire lo sgravio contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato per il periodo 2015-2018, per come previsto dalla legge di stabilità del 2015, ha dato mandato all’Agenzia di Coesione Territoriale di “prelevare” le risorse, non ancora oggetto di impegni giuridicamente vincolanti alla data del 31 dicembre 2014, dai Piani di azione coesione i cui interventi sono concentrati prioritariamente nelle quattro Regioni dell’area convergenza dei fondi strutturali (Calabria, Campania, Sicilia e Puglia). Il tutto, nonostante la ferma contrarietà della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome culminata addirittura con Campania, Puglia e Sicilia che hanno posto la questione di incostituzionalità del provvedimento dinanzi alla Corte costituzionale.
É il Meridione a fare la parte del leone nella copertura finanziaria del bonus occupazionale: 2.890 milioni di euro prelevati per mancanza di impegni giuridicamente vincolanti nella disponibilità delle Regioni, pari al 98,7% del totale delle risorse soggette alla sforbiciata governativa, a cui si aggiungono poco più di 37 milioni di euro “inutilizzati nei tempi previsti” da Umbria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Mentre è il Centro-Nord a utilizzare maggiormente le risorse per lo sgravio contributivo: ben 794 mila assunzioni incentivate nel 2015, pari al 69%, a fronte dei 364 mila rapporti di lavoro registrati al Sud, pari al 31%. È quanto emerge dalla Nota scientifica “Sud, locomotiva finanziaria del bonus occupazione” realizzata dall’Istituto Demoskopika.
Lo “strappo” alle Regioni: poco meno di 2 miliardi di euro in meno per l’area convergenza. È pari a 2.228 milioni di euro il castelletto delle risorse a valere sui Piani di Azione Coesione a titolarità regionale pari al 76,1% delle risorse complessive, senza impegni giuridicamente vincolanti, monitorato dall’Agenzia per la Coesione Territoriale per sostenere lo sgravio contributivo per le assunzioni per come sancito dalla Legge di stabilità per il 2015. Ben 1.984 milioni di euro provengono dalle riprogrammazione finanziaria dei Piani di azione coesione (Pac) delle quattro regioni dell’area convergenza, cioè Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. Obiettivo, il Pac, della programmazione dei fondi comunitari 2007-2013, è bene ricordarlo, nato per accelerare la convergenza degli Stati membri e delle Regioni in ritardo di sviluppo, migliorando le condizioni di crescita e d'occupazione.
Entrando nel dettaglio delle singole realtà regionali, osservate dall’Istituto Demoskopika attraverso l’analisi delle deliberazioni di giunta regionali e dei decreti dall’ispettore generale capo per i rapporti finanziari con l’Unione Europea (Igrue), si registra il “primato del ritardo” della Regione Sicilia il cui ammontare complessivo delle risorse riprogrammabili del Pac, sottratto alla dotazione complessiva a titolarità regionale per finanziare il bonus occupazione, ammonta a 801 milioni di euro: 274 milioni di euro nel 2015, 66 milioni di euro nel 2016, 307 milioni di euro nel 2017 e, infine, 154 milioni di euro nel 2018.
Al secondo posto si colloca la Campania con un valore stimato, quale media della riprogrammazione dell’intero ammontare delle risorse a titolarità regionale, pari a 582 milioni di euro: 162 milioni di euro nel 2015, 170 milioni di euro nel 2016, 167 milioni di euro nel 2017 e, infine, 83 milioni di euro nel 2018. La stima si è resa necessaria – precisa la nota scientifica dell’Istituto Demoskopika - vista l’indisponibilità del dato probabilmente per una mancata chiusura, ad oggi, dell’iter amministrativo che dovrebbe sancire formalmente l’accettazione della proposta di riprogrammazione del Piano di azione coesione inoltrata dall’Agenzia per la Coesione Territoriale alla Regione Campania.
Al terzo posto tra le regioni più penalizzate dai ritardi per assenza di impegni giuridicamente vincolanti sulle risorse del Piano di azione coesione a titolarità regionale, la Calabria che ha subìto un taglio pari a 373 milioni di euro: 110 milioni di euro nel 2015, 250 milioni di euro nel 2016, 8 milioni di euro nel 2017 e, infine, 5 milioni di euro nel 2018.
Ministeri “inadempienti”: oltre 700 milioni di euro per finanziare assunzioni incentivate. Anche i ministeri non sono stati risparmiati dalla “sforbiciata” del Governo alla ricerca di risorse per sostenere il provvedimento delle assunzioni incentivate. La riduzione complessiva operata sui vari dicasteri interessati alla gestione dei Piani di azione coesione ammonta a poco più di 700 milioni di euro. Dall’analisi dei decreti adottati, fino ad oggi, dall’Ispettore generale capo per i rapporti finanziari con l’Unione Europea emerge che il taglio più consistente, quantificabile in 381 milioni di euro, ha riguardato il Pac a titolarità del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la cui dotazione finanziaria rideterminata ammonta a 1.661 milioni di euro. A seguire il ministero dello Sviluppo Economico, il cui Piano di azione coesione ha subìto una decurtazione, per mancanza di impegni giuridicamente vincolanti, pari a 167 milioni di euro rideterminando il programma, nell’intervento delle “misure anticicliche”, in poco più di 136 milioni di euro. Un altro dicastero ad essere “toccato” dai decreti “taglia risorse” dell’Ispettore generale capo per i rapporti finanziari con l’Unione Europea (Igrue), il ministero dell’Interno per un ammontare complessivo di 116 milioni di euro: 102 milioni di euro dalle linee di intervento del Programma Nazionale “Servizi di Cura all’Infanzia e agli Anziani” (PNSCIA) e 14 milioni dal “Piano Giovani Sicurezza e Legalità”. Da ultimo compaiono la rimodulazione in diminuzione per 32 milioni di euro delle risorse destinate alla linea di intervento “Valorizzazione aree di attrazione culturale” del Piano di azione coesione del ministero dei Beni Culturali e la riprogrammazione finanziaria con 4 milioni di euro in meno a valere sulle linee di intervento “Messaggeri”, “Ricerca e innovazione”, “Promozione innovazione via domanda pubblica” e “Ricerca” del Pac del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Bonus occupazione: un assunto su due al Nord. Con oltre 538 mila rapporti di lavoro instaurati con la fruizione dell’esonero contributivo previsto dalla legge di stabilità del 2015, quale totale tra le assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine, è il Nord l’area che ha usufruito maggiormente del bonus occupazione: esattamente il 46,5% su un dato complessivo pari a poco più di 1 milione e 158 mila rapporti di lavoro. In testa, in valore assoluto, la Lombardia con 209 mila tra assunzioni e trasformazioni, il Veneto (94 mila rapporti), l’Emilia Romagna (90 mila rapporti) ed il Piemonte (76 mila rapporti). Meno rilevanti la Liguria con 26 mila tra assunzioni e trasformazioni, il Friuli Venezia Giulia (22 mila rapporti), il Trentino Alto Adige (19 mila rapporti) e la Valle d’Aosta (2 mila rapporti).
Nelle realtà territoriali del Meridione, la fruizione dello sgravio contributivo ha prodotto circa tre rapporti di lavoro su dieci: 364 mila assunzioni a tempo indeterminato e trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine pari al 31,4% del dato complessivo. In testa, nell’analisi dei valori assoluti, la Campania con 120 mila rapporti instaurati, la Sicilia (74 mila rapporti), la Puglia (72 mila rapporti). Meno rilevante il dato per la Calabria con 28 mila rapporti di lavoro instaurati con la fruizione dell’esonero contributivo, la Sardegna (27 mila rapporti), l’Abruzzo (26 mila rapporti), la Basilicata (11 mila rapporti) e il Molise (6 mila rapporti).