Una notifica che può cambiare le sorti di un’opera pubblica, l’ultima tappa della ormai nemmeno tanto nascosta guerra tra la Baker Hugues e il Comune di Corigliano Rossano, guidato dal riconfermato sindaco Flavio Stasi.

È stata infatti consegnata nella giornata di oggi alla Baker Hughes ed all’Autorità Portuale un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, promosso dal Comune di Corigliano Rossano, che chiede l’annullamento dell’Autorizzazione Unica ZES e di altri atti inerenti la pratica dell’insediamento dell’azienda nel Porto di Corigliano Rossano. Si tratta dell’ennesima tappa, dunque, di una querelle aperta e che dura dal 2022: da un lato, il colosso che opera in tutta Europa e che vorrebbe insediarsi nell’area portuale, sostenuto tra l’altro dai sindacati e dalla Regione Calabria, dall’altro il Comune di Corigliano Rossano e il sindaco Flavio Stasi che vorrebbero invece mantenere la presenza di Baker Hughes nella città jonica ma propongono un sito alternativo al porto.

Baker Hughes a Corigliano Rossano, cosa prevede il progetto

La vicenda ha inizio nel 2022: la multinazionale, che è presente dagli anni ’60 a Vibo Valentia, presenta un importante piano di investimento per l’espansione delle sue attività in Calabria. Si tratta di un piano corposo, da circa 60 milioni di euro (di cui circa 50 milioni previsti per Corigliano Rossano e una diecina per Vibo Valentia) per la creazione di un nuovo insediamento per un’estensione di circa 110 mila metri quadri. L’area portuale, nelle intenzioni dell’azienda, è strategica per la costruzione di moduli industriali plug-and-play, utili alla produzione di energia e di soluzioni aziendali nel campo della transizione energetica. La produzione, interamente prevista in Calabria, sarà poi smistata in tutti gli impianti della multinazionale nel mondo. Secondo le stime dell’azienda, si prevede l’impiego iniziale di oltre 150 persone selezionati anche grazie alla collaborazione con i partner sul territorio, come l’Università della Calabria, o attraverso la creazione di specifici percorsi di formazione proprio a cura dell’azienda.

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Baker Hughes, Regione e sindacati favorevoli all’insediamento

Il progetto, finora, ha raccolto la sponda favorevole del presidente della regione Roberto Occhiuto, che sin dalle prime fasi ha valutato positivamente l’investimento, e dei sindacati. Nei mesi scorsi, infatti, la triade sindacale si è più volte espressa (sia in incontri pubblici che attraverso dichiarazioni) sulla necessità di avviare l’opera e di non fermare l’iter autorizzativo: addirittura solo qualche giorno fa, a poche ore dall’apertura delle urne elettorali, fu il segretario della circoscrizione Jonio Pollino della Cgil Guido a richiedere celerità sull’intervento: «Si dica di sì nel rispetto della legge e si consenta a Baker-Hughes di avviare il cantiere nel più breve tempo possibile, senza tatticismi, senza pregiudizi o pregiudiziali».

La posizione a poche ore dall’apertura delle urne aveva creato diverse polemiche ed era sembrata un’entrata a gamba tesa proprio nelle ore in cui si doveva decidere chi sarebbe stato il nuovo cittadino.

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Baker Hughes, la contrarietà del sindaco Flavio Stasi

Di contro, sin dal primo momento, il sindaco Flavio Stasi ha manifestato tutta la sua perplessità sull’opera:  secondo il riconfermato primo cittadino di Corigliano Rossano, infatti, l’opera sarebbe difficile da conciliare con le prospettive turistiche del porto e impatterebbe negativamente sulla marineria. «In conferenza dei servizi ho chiesto di approfondire due questioni – dichiarò Stasi –: la banchina croceristica che viene contemplata dall’Autorità di sistema portuale nel piano delle opere triennale, da quindici anni a questa parte e come l’insediamento proposto da Baker Hughes impatta sulla marineria. Al tavolo che il presidente Occhiuto si è impegnato a convocare sui due temi, proverò a far valere le mie ragioni. La strategia del territorio si condivide e si concerta con l’amministrazione comunale e mi auguro che questo percorso iniziato l’altro ieri possa concludersi positivamente».

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L’iter autorizzativo, però, era andato avanti e l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, retta dall’ammiraglio Agostinelli, aveva proceduto con l’autorizzazione utilizzando i poteri speciali concessi dai provvedimenti sulle Zone Economiche Speciali. Proprio contro questi si era scagliato duramente Stasi che subito dopo la notizia si era espresso laconicamente sulla questione: «Aspettiamo di leggere le carte per capire se l’autorità portuale è riuscita bypassare le prescrizioni sui permessi a costruire con cui avevamo risposto alla conferenza dei servizi. E per farlo avrebbero dovuto modificare il Piano regolatore portuale con una variante che non mi risulta. In porto non si può costruire nulla – sottolineò  – perché non c’è uno strumento urbanistico».

E nei giorni scorsi, ospite proprio di LaC a Perfidia, aveva ribadito il suo pensiero sull’opera forte dell’ampio consenso elettorale registrato: “Non è contrarietà a priori, ma un comune ha il diritto di scegliere il proprio futuro. Non è detto che l’opera debba nascere proprio dentro il porto, non vogliamo essere contrari a prescindere ma vogliamo trovare la soluzione migliore per l’intera città».

Corigliano Rossano, il ricorso contro Baker Hughes e l’irritazione dell’azienda

È proprio sulla correttezza dell’iter autorizzativo che il Comune di Corigliano Rossano ha fondato il suo ricorso straordinario al presidente della Repubblica contro la società Nuovo Pignone-Baker Hughes e l’Autorità Portuale: il comune infatti chiede l’annullamento di «Autorizzazione Unica ZES (AU-ZES), prot. n. 6980 U AAMM del 27 febbraio, atto presupposto costituito dal Verbale della conferenza di servizi del 9 febbraio 2024 e ogni altro atto presupposto, connesso e conseguente – in particolare di natura concessoria o autorizzatoria -, ancorché non conosciuto».

Un ricorso, dunque, fondato sulla correttezza o meno del procedimento amministrativo, che se accolto positivamente potrebbe rallentare di tanto l’investimento, se non addirittura farlo saltare. Il fastidio, da parte dell’azienda, è tanto per un progetto che sta già registrando tantissimi ritardi e che continua a manifestare la volontà di investire, ma non a tempo indeterminato: il ricorso, se approvato, potrebbe anche portare l’azienda a cancellare il piano di investimento nel momento in cui non vi fosse certezza sulle tempistiche, portando così l’azienda a virare su nuove aree geografiche in cui investire.