VIDEO | Il presidente di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli lancia l'allarme: «Impatto devastante sul sistema produttivo calabrese». E intanto si attende un intervento del Governo (ASCOLTA L'AUDIO)
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Una crisi energetica di queste dimensioni non si vedeva dagli anni Settanta. Colpa dei rincari delle bollette il cui impatto devastante non risparmia il sistema produttivo calabrese.
Rischio chiusura per insostenibilità
Le cifre fanno tremare i polsi: negli stabilimenti industriali si registrano in queste prime settimane del 2022 aumenti anche del 400 percento. Per quelle imprese energivore, con fabisogni misurati nell'ordine dei milioni di chilowattora, questa voce di costo iscritta in bilancio, già significativa, rischia adesso di diventare insostenibile. C'è dunque a rischio la sopravvivenza stessa di una parte del tessuto economico del Paese. Anche perché a salire non è soltanto la spesa per l'energia, ma anche quella per l'approvvigionamento delle materie prime. Come in un circuito infernale i due fenomeni sono collegati, addirittura si rincorrono ed alimentano un processo inflattivo per la verità parzialmente atteso con la ripartenza post pandemia, ma non di questo livello.
I numeri della crisi
«L’incremento del prezzo del gas nelle ultime settimane è stato del 280% rispetto a gennaio del 2021 e del 650% rispetto allo stesso periodo del 2020 - sottolinea il presidente di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli, snocciolando i numeri della crisi - Il tutto si traduce in un aumento delle bollette, passate da 8 miliardi nel 2019 a 21 miliardi nel 2021, e che arriveranno a 37 miliardi di euro nel 2022 con un impatto devastante sul sistema produttivo italiano e calabrese».
Produzione a rischio
«Di fronte a questo scenario - avverte Amarelli - le realtà produttive di tutti i settori manifatturieri sono fortemente colpite ed il rischio che si corre è il fermo della produzione dovuto anche ai ritardi nelle forniture di materiali e semi lavorati, oltre ad un generalizzato aumento dei prezzi di vendita, almeno per i prossimi 12 mesi. Aumenti subiti dalle imprese che non sempre è possibile ribaltare sul mercato, ad esempio per chi esporta e deve competere con i produttori di altri Paesi, dove i prezzi dell’energia hanno una minore incidenza».
Le buone pratiche dell'Europa
Il tema sarà all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato per giovedì prossimo 20 gennaio. Atteso il varo di un decreto ad hoc: «Si rende indifferibile una riforma complessiva che in ultima analisi renda la bolletta compatibile con gli obiettivi di sviluppo e crescita del sistema produttivo e che scongiuri la chiusura di moltissime aziende - afferma ancora Fortunato Amarelli - Buone pratiche, in tal senso, arrivano da altri Paesi europei, che hanno messo in campo strategie di politica industriale: la Francia, oltre a poter contare sul nucleare, ha optato per interventi in grado di calmierare i prezzi e sostenere le aziende attraverso cessioni di energia a prezzi agevolati, mentre la Germania ha adottato una scontistica fiscale importante sugli oneri di sistema. In Italia, invece - lamenta il presidente di Confindustria Cosenza - sono stati stanziati fondi per fronteggiare l’emergenza prevalentemente alle utenze residenziali. Serve una visione di lungo periodo che affronti con efficacia la transizione energetica per raggiungere gli obiettivi europei e tendere verso l'indipendenza».