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“La Uil Calabria non ha firmato l’accordo istituzionale sugli ammortizzatori sociali in deroga perché ritiene che il testo sia poco comprensibile sul piano della formulazione e, comunque, non tutela quella parte di precariato che, oltre ad essere relegato ai margini del mondo del lavoro, rischia di sprofondare nella povertà assoluta e nella totale esclusione sociale”. Lo si legge in una nota della segretaria regionale del sindacato. “La decisione di fare un passo indietro – spiega la Uil – ha radice nel considerare ingiusta, la scelta di trattare la vicenda dei prorogati in deroga come merce in liquidazione, dato che fino ad oggi, non è stato avviato dall’assessorato regionale al lavoro un programma di politiche attive, in grado di contribuire a svuotare in modo concreto il bacino degli ammortizzatori sociali in deroga. Firmare quell’accordo significava mettere una pietra tombale sul destino di migliaia di persone. In Calabria, – continua la Uil – è inaccettabile un accordo che riduce pesantemente le risorse ed esclude migliaia di persone senza un Piano alternativo ed inclusivo sia sul versante dell’assistenza quanto, soprattutto, sul versante dell’utilizzo sociale o, meglio ancora, produttivo di una fascia di precariato altrimenti condannato a non avere nessuna protezione. Siamo convinti che, attraverso un impegno di carattere nazionale ed una convinta iniziativa regionale, sia possibile mettere in campo un concreto Piano di politiche attive per il lavoro. Un piano di emergenza – sostiene il sindacato – che dia risposta al precariato ed apra, con adeguate misure, anche a quel mondo giovanile e a quella fascia di cinquantenni fuori dal mondo del lavoro e abbandonati da Dio e dagli uomini”.
La Uil Calabria, si legge, “è consapevole che per combattere seriamente la povertà dilagante ci sia bisogno di strumenti straordinari e, pertanto, condivide la richiesta, che proviene da svariati settori della maggioranza e dell’opposizione del Governo nazionale, ma che poggi , a nostro giudizio , piuttosto su un patto tra cittadini che in cambio del loro lavoro reso alla collettività, ricevono dal governo regionale e nazionale un trattamento economico unito a servizi sociali alla persona. Del resto, la stessa commissione europea nei giorni scorsi a posto un freno al reddito minimo basato sulle politiche passive. In questa direzione, la coerenza ci impedisce di siglare accordi che escludono una parte importante di lavoratori e lavoratrici percettori di ammortizzatori sociali in deroga e nello stesso tempo invocare una l’emanazione di un provvedimento di contrasto alla povertà che abbia invece carattere di inclusione sociale. Alla Regione Calabria che vuole fare una battaglia sul reddito minimo di cittadinanza, chiediamo di riflettere su questo e di mostrarsi coerente agli occhi dei cittadini calabresi”.