Ci sono quasi 13mila euro di differenza tra la provincia italiana in cui le retribuzioni sono più alte, cioè Milano, e quella in cui sono più basse, ossia Ragusa. Un Paese, l’Italia, che viaggia a due velocità: per servizi, trasporti, sanità, offerte di lavoro, e sì, anche per livelli di guadagno dei lavoratori. E, come quasi sempre accade, anche in questo caso l’Italia che viaggia più lenta e resta indietro è quella del Sud. Nella graduatoria annuale stilata dall’Osservatorio JobPricing, sono infatti le regioni meridionali quelle in cui si registrano le retribuzioni minori. E nella classifica che riguarda le 107 province il divario si fa ancora più evidente, con alcuni territori con salari molto più bassi che altrove.

Il Sud e la Calabria agli ultimi posti: la classifica regionale

E così, se la Lombardia campeggia al primo posto con un salario medio annuale lordo di 33.452 €, bisogna scorrere fino alla posizione 14 per beccare una regione del Mezzogiorno (la Campania). Da lì in poi, gli ultimi sei posti sono rigorosamente occupati da Sud e Isole. Tra le venti regioni italiane quella che fa peggio è la Basilicata, con 26.055 € medi annui. La Calabria non se la passa nemmeno tanto bene e riesce ad evitare la coda della classifica giusto per un soffio, posizionandosi alla 19esima posizione con 26.631 €.

La classifica delle regioni di JobPricing

Le province calabresi nella parte bassa della classifica

L’Osservatorio JobPricing ha stilato anche una graduatoria provinciale. Un lavoro che, come quello che riguarda le regioni, parte dall’analisi di decine di migliaia di profili retributivi relativi a lavoratori dipendenti di aziende private – con informazioni raccolte attraverso sia le aziende che i dipendenti, anonimamente. Nella classifica delle 107 province italiane, che come detto vede Milano al primo posto con una retribuzione annua di 36.952 € e Ragusa all’ultimo con 24.129 €, quelle calabresi si posizionano tutte nella parte bassa. Crotone addirittura conquista il penultimo posto, quindi 106° in Italia, con 25.455 €. Cosenza rispetto allo scorso anno perde cinque posizioni e si colloca al 98° con 26.320 €. All’88° c’è invece Reggio Calabria che di posizioni ne guadagna due (nel 2022 era infatti 90°), con 26.980 €. Vibo Valentia è invece tra le province che a livello nazionale hanno guadagnato più posizioni: ben sette passando dall’86° al 79°, con 27.523 € annui nel 2023. Catanzaro infine pur essendo la provincia calabrese con la retribuzione maggiore (al 78° posto con 27.528 €), è anche tra quelle che registrano un maggior calo: nel 2022 infatti si trovava al 71°. 

Perché il divario tra Nord e Sud?

L’Osservatorio JobPricing prova anche ad individuare alcune delle cause per cui in alcuni luoghi si guadagni più che in altri. Innanzitutto chiarisce che il territorio è una variabile fondamentale nella determinazione del costo del lavoro, e dunque «la dinamicità del mercato del lavoro, ossia la competizione tra le aziende e la disponibilità dei profili ricercati, determina differenziali anche molto elevati, in particolare tra il Nord e il Sud del nostro Paese, dove in media supera il 14%». E in questo senso, in base alla presenza di un tessuto imprenditoriale ricco o meno, importanti gap si riscontrato anche tra territori confinanti: basti pensare a Roma che è quarta in Italia mentre le altre province del Lazio occupano posizioni che vanno dalla 71° di Frosinone alla 103° di Rieti.

E ancora, da considerare poi le dimensioni delle aziende: «In determinati territori - spiega l’Osservatorio - le aziende non hanno dimensioni o capacità economiche tali da consentire loro investimenti di un certo tipo a livello salariale, e ciò inevitabilmente si riflette sulle dinamiche retributive del mercato locale. In altri territori sono invece presenti grandi aziende, magari multinazionali, con prassi retributive molto generose e che fungono da catalizzatore per il mercato locale, costringendo spesso le aziende del territorio a adeguarsi».