VIDEO | La task force coordinata dall'avvocato Salvatore Chindemi resta in attesa di conoscere le date della cantierizzazione degli interventi di ammodernamento del Tito Minnniti: «Ci è stato riferito di tempi brevi che tuttavia non possiamo quantificare»
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L’interlocuzione tra la task force comunale per il rilancio dell’aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria e la Sacal, che recentemente ha iniziato ad assumere i connotati di una salita, si misura adesso con gli impegni assunti dalla società aeroportuale calabrese con riferimento alla cantierizzazione dei primi due interventi - del pacchetto finanziato dal Governo nella misura di 25 milioni di euro (emendamento deputato reggino Francesco Cannizzaro) e da Sacal nella misura di 2 milioni e mezzo - definiti dalla stessa società in avanzato stadio di progettazione.
Si tratta di due interventi in larga parte condivisi e ritenuti necessari, specie con riferimento all’istallazione di aiuti visivi e radio assistenza per le manovre di avvicinamento e all’addolcimento della curva nella discesa nell’unica pista ad oggi in uso nello scalo, la 15/33; addolcimento squisitamente strategico per la rimozione della restrizione particolarmente limitante, relativa all’addestramento dell’equipaggio a carico delle compagnie che intendano atterrare a Reggio Calabria. Accolto inoltre di buon grado l’intento di Sacal di riattivare, solo per il decollo, la pista 19/21, dismessa da anni. Con riferimento a tutto, però, le indicazioni temporali sono ancora vaghe.
Incognita sui tempi
«Occorre chiedere al presidente Sacal, Giulio De Metrio, a che punto siamo con la progettazione e con le fasi propedeutiche all’effettiva cantierizzazione delle opere. A noi è stato riferito di tempi brevi che tuttavia non possiamo quantificare. Stesso dicasi per lo studio di fattibilità circa l’intervento di addolcimento della pendenza in fase di avvicinamento e che Sacal ha appaltato ad una società olandese», ha spiegato il coordinatore della task force comunale per il rilancio del Tito Minniti di Reggio Calabria, Salvatore Chindemi.
«Nel merito dei progetti, seppur con qualche riserva sull’intervento di rifacimento della pista nel complesso, riteniamo fondamentale dotare la pista di atterraggio di aiuti visivi e radio assistenza per supportare il pilota nella manovra di avvicinamento manuale, che presso lo scalo reggino ha delle peculiarità legate a un tratto curvilineo nella fase finale di atterraggio. Ad oggi si atterra da Sud iniziando la manovra all’altezza della località di Pellaro. Se invece si spostasse il punto di inizio otto – nove chilometri più a Sud, in corrispondenza della località di Bocale, allora la pendenza si ridurrebbe e la manovra sarebbe meno impegnativa, consentendo di rimuovere la restrizione per l’equipaggio che di fatto impone alle compagnie un addestramento specifico per i piloti per poter volare su Reggio Calabria. Siamo in attesa di sapere se tale intervento sia fattibile oppure no», ha spiegato ancora il coordinatore Salvatore Chindemi.
Speranze e perplessità
Si resta, dunque, in attesa degli esiti di questo studio tecnico a supporto della fattibilità di tale addolcimento, senza il quale, con ogni probabilità, la rimozione della restrizione da parte di Enac non si concretizzerà. Sul fronte dei tempi, della durata dei lavori e non solo, desta, quindi, perplessità il rifacimento della pista. Fatta salva l’istallazione di aiuti visivi e radio assistenza, il progetto non pare necessario nella sua interezza, considerato anche l’ingente investimento previsto; esso per altro implicherà inevitabilmente uno stop ai voli già ridotti ai minimi termini.
Rilievi critici non considerati
«Tra i rilievi critici mossi sulle schede degli interventi, ci siamo soffermati sull’opportunità di rifare la pista 15/33, già ammodernata sette anni fa e giudicata tra le migliori d’Italia. Abbiamo osservato che l’importo di 4-5 milioni potrebbe essere meglio utilizzato per spese più utili allo scalo. Inoltre operare interventi sul manto della pista, implicherebbe il blocco dei voli per due-tre mesi e data la condizione di sofferenza dello scalo, già con pochissimi voli, disagevoli e a prezzi esorbitanti, un simile stop ne decreterebbe la morte. Questa è solo una delle tante criticità che abbiamo sottoposto all’attenzione di Sacal, unitamente a quella dell’adeguamento sismico di uno scalo che se non fosse già a norma non potrebbe funzionare e quella molto più generale relativa all’approccio multi progettuale. Fin da subito abbiamo affermato con convinzione che l'importo avrebbe potuto essere valorizzato a pieno e meglio con un unico progetto di costruzione di una nuova aerostazione, piuttosto che con questa frammentazione a tratti cervellotica. Nessuna delle nostre osservazioni è stata mai accolta. A detta di Sacal, nessuna valutazione nel merito degli interventi oggetto di finanziamenti, è più consigliabile, pena la distrazione di quest’ultimi. Siamo stati invitati, dunque, a non smuovere l’assetto dei progetti e a non proporre rimodulazione dei finanziamenti perché il rischio è di perderli», ha sottolineato l’avvocato Salvatore Chindemi.
Un veto, neppure tanto velato, tutt’altro che di poco conto e per altro in contraddizione con il clima di sinergia e collaborazione sbandierato in ogni occasione; un veto riguardante una progettazione milionaria di cui lo scalo reggino necessita e che, posta due anni fa in capo Sacal, non è ancora, in alcuna misura, approdata alla fase operativa.