Sulla sponda siciliana rispunta l’ipotesi di un pontile per l’attracco dei mezzi veloci che che la colleghi allo scalo Tito Minniti
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
C’è l’ipotesi di un porto canale e di un pontile di attracco per mezzi veloci, per servire coloro che devono raggiungere la sponda messinese dall'aeroporto di Reggio Calabria, in una delle possibili visioni del polo fieristico e congressuale nell'area abbandonata appartenente all'ex stabilimento industriale agrumaria "ex Sanderson" nella zona sud di Messina.
La visione siciliana e il fallimento calabrese
Potrebbe esserci, dunque, lo scalo aeroportuale Tito Minniti nella visione di uno dei progetti che approderanno sul tavolo dell'assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità - dipartimento Regionale tecnico della Regione Siciliana che ha bandito un concorso di progettazione – la prima consegna è prevista per il prossimi 22 settembre - che riguarda l'area, pianeggiante di 7 ettari, raggiungibile per via autostradale, ferroviaria e marittima e ideale per accogliere una infrastruttura per mezzi veloci da e verso Reggio e il suo Aeroporto. La speranza sarebbe quella di un destino diverso rispetto all'epilogo fallimentare di un'analoga infrastruttura sulla sponda calabrese, consistente nel pontile di San Gregorio, oggi in preda alla ruggine e al degrado.
Inaugurato un trentennio fa e successivamente implementato, nei fatti esso non ha mai rivestito quel ruolo strategico e pienamente funzionale allo scopo del quale era stato concepito e realizzato. La conseguenza è stata una mancata intermodalità che avrebbe dovuto andare a sistema con la vicina stazione ferroviaria e un servizio navette, nei fatti da tempo sospeso.
La continuità territoriale per innescare la risalita dello scalo
Nelle more di questa decadenza, mentre si parla (e basta!) di Area integrata dello Stretto, lo scalo reggino ha perso tutta la sua attrattiva e il traffico aereo è stato completamente abbattuto, già prima della pandemia. Nessun rilancio, nonostante le promesse e gli annunci, è arrivato anche con la gestione unica targata Sacal in atto dal 2017.
Mancato ormai l’obiettivo di una stagione turistica che con l’attivazione di nuovi voli avrebbe certamente prodotto qualche risultato, con le incognite sui tempi che ormai segnano ogni intervento sullo scalo, si guarda adesso agli oneri di servizio pubblico, per garantire una continuità territoriale che attualmente non è supportata dai pochi e scarni voli esistenti (due su Milano Linate e uno su Roma al giorno e uno per Torino solo il sabato).
Un iter già avviato per lo scalo Sant’Anna di Crotone e al quale la Regione punta anche per il Tito Minniti di Reggio. Intanto si attende di capire in cosa consisterà il programma di investimenti sui tre scali di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone, annunciato di recente da Sacal. Programma di investimenti ulteriore rispetto ai 25 milioni di euro dell’emendamento Cannizzaro, risalenti al 2019, erogati a favore di Enac e da quest'ultimo trasferiti al soggetto Attuatore, ossia la stessa Sacal, per la realizzazione delle opere di ammodernamento dell’aeroporto reggino entro il 2025.
Nove progetti e solo un cantiere in vista
Al vaglio di Enac, ma solo per gli aspetti economici legati all’aumento del costo delle materie prime e non interventi nel merito, i nove progetti di ammodernamento dello scalo Tito Minniti di Reggio Calabria, fermi alla progettazione e finanziati con questi 25 milioni di euro.
Il primo progetto, relativo agli interventi per la Sicurezza del volo ed il Controllo del Traffico aereo, finanziato con un milione e mezzo di euro, è al momento l’unico ad essere giunto alla fase di affidamento dei lavori. Il cantiere dovrebbe essere avviato dopo l’estate.
Nessun intervento nel merito dei progetti
L’iniziale scadenza per le prime obbligazioni vincolanti fissata al 31 dicembre 2021 e prorogata di un anno, sembrava avere aperto un varco ad una rivisitazione dei progetti sui quali la task force del Comune di Reggio Calabria aveva manifestato perplessità come anche aveva fatto il viceministro ai Trasporti, Alessandro Morelli, che ai dubbi aveva unito anche la disponibilità ad integrare le risorse economiche per interventi effettivamente utili e funzionali allo sviluppo dello scalo.
Invece pare che un altro anno sia trascorso senza che il merito dei progetti sia stato posto in discussione, con la conseguente sospensione anche dell’impiego delle risorse accordate dal Mit alla Città Metropolitana già alla fine dello scorso anno per la costruzione di una nuova aerostazione. Risorse ancora disponibili e a bilancio di palazzo Alvaro, nonostante non si sia proceduto con alcun bando. In questo senso, rassicura il sindaco metropolitano ff Carmelo Versace, che a tempo debito quelle risorse verranno spese certamente per l’infrastruttura aeroportuale.
Solo una rapida rassegna su alcune delle perplessità relative ai progetti e che pare non siano state foriere di alcune modifiche sostanziali: l’adeguamento sismico di uno scalo che, se non fosse a norma sarebbe già stato chiuso, e il rifacimento di una pista, già ammodernata nel 2004 e da tutti ritenuta elemento di pregio dell’aeroporto. E poi ci sono due riserve particolarmente pregnanti: questo ingente importo avrebbe potuto essere meglio speso per rifare ex novo l’aerostazione piuttosto che solo per ammodernarla; le limitazioni che impongono un addestramento speciale per i piloti per atterrare nello scalo non sarebbero (e non saranno) superate da questi lavori di ammodernamento al punto che Sacal ha richiesto uno studio ad hoc ad una società olandese per perorare la causa della rimozione presso Enac. Ciò risale allo scorso anno e non si hanno ancora notizie della rimozione, rispetto alla quale, evidentemente, i progetti già in essere per assicurare maggiore sicurezza in fase di atterraggio e decollo, tra i nove già finanziati, non sarebbero risolutivi.
Atteso incontro tra sindaci Brunetti e Versace e l’amministratore Franchini
Tra i tanti nodi da sciogliere, relativamente allo scalo Tito Minniti, anche il ruolo di Metrocity che, nonostante la reiterata manifestazione di disponibilità finanziari, già prima della bufera privatizzazione durante l’amministrazione di Giulio De Metrio, ancora non è in compagina societaria come invece sono le provincie di Catanzaro e Cosenza e ai Comuni di Lamezia Terme e di Catanzaro.
Intanto la task force del Comune di Reggio Calabria continua a mantenere la sua posizione critica ma anche propositiva.
L’organismo coordinato da Salvatore Chindemi ha licenziato un documento che sarà al centro di una riunione, attesa in queste settimane fa tra i sindaci di Comune e Città Metropolitana, rispettivamente Paolo Brunetti e Carmelo Versace, e l’amministratore Sacal, Marco Franchini. Al centro del documento il rilancio della soluzione, già dallo scorso anno invocata di una gestione autonoma che guardi all’area dello Stretto, dunque orientata ad attrarre anche utenza siciliana.
L’organismo, infatti, non ha dubbi: «Non esistono ostacoli, di nessuna natura, che impediscono ad alcun vettore di operare nell'aeroporto reggino, se non l'ottenimento della dovuta certificazione da parte dei piloti, che peraltro è necessaria in numerosi altri scali nazionali, vedi Palermo o Firenze. L'inattività volativa nel nostro aeroporto è quindi determinata esclusivamente da scelte di politiche aziendali».
Seppure da poco insediatosi, il nuovo amministratore unico Marco Franchini non ha dato quei primi segni di discontinuità con il passato sperati. Dunque l’organismo torna a profilare l’ipotesi di una «sub concessione di Sacal o altra formula giuridica per una gestione autonoma dello scalo Reggino» o ad invocare la misura drastica della «revoca della concessione a Sacal da parte di Enac, per gravi inadempimenti contrattuali».