I volumi di traffico, già ridotti prima dell’emergenza coronavirus, restano bassi. Insufficienti a giustificare il mantenimento in attività di un aeroporto
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Uno dei settori più penalizzati dalla pandemia è stato quello del trasporto aereo. Con le frontiere chiuse e le persone costrette dal lockdown nelle loro abitazioni, le compagnie hanno dovuto tenere a terra le loro flotte anche per precise disposizioni del governo che ha vietato arrivi e partenze sulla stragrande maggioranza degli aeroporti.
Crotone e Reggio, crisi perenne
Su alcuni dei quali, peraltro, i volumi di traffico erano ridotti al lumicino già prima dell'emergenza sanitaria. È il caso degli scali di Crotone e Reggio Calabria che si dibattono in una crisi perenne probabilmente frutto anche di una gestione poco oculata in passato affidata per lo più alle amministrazioni locali. Le cose non sono cambiate granché neppure con la nascita di un'unica società di gestione dei tre scali calabresi: la Sacal, la società mista pubblico-privato che in precedenza amministrava solo l'aeroporto internazionale di Lamezia Terme e che dal 2018 ha ottenuto la gestione per trent'anni anche dello scalo pitagorico e di quello dello Stretto. In questi ultimi due anni, infatti, su Crotone sono stati istituiti solo alcuni collegamenti periodici con Bergamo, Pisa e Bologna operati dalla compagnia low cost Ryanair e che comunque hanno fatto registrare buone performances seppure insufficienti per una piena sostenibilità economico-finanziaria; analogamente a quanto accaduto su Reggio Calabria che ha potuto usufruire di voli giornalieri con Roma e Milano operati da Alitalia, anche in questo caso con una buona risposta dell'utenza che comprende, tra l'altro, anche il bacino della vicina città di Messina, ma con tutte le incognite riservate dal destino della compagnia di bandiera che pure in alcuni periodi ha sospeso i voli dalla città dello Stretto.
La difficile ripartenza degli aeroporti
Sulla Sacal – riferisce l’agi - si sono spesso appuntate le critiche delle amministrazioni locali oltre che di comitati di cittadini costituiti spontaneamente per chiedere il rilancio dei due scali. L'accusa, rimbalzata di frequente anche presso l'Enac e persino in Parlamento con interrogazioni ai ministri competenti, è quella di riservare attenzioni e risorse solo all'aeroporto di Lamezia Terme e di trascurare gli altri due sia in termini di interventi infrastrutturali che di istituzione di nuove rotte. Ad aggravare questo scenario è quindi arrivata la pandemia e la chiusura degli aeroporti per un lungo periodo. Ma mentre quello di Lamezia Terme è già ripartito a Crotone e Reggio Calabria occorrerà attendere ancora fino al prossimo 28 giugno non fosse altro perché alcuni voli sono stati già programmati e venduti dalle compagnie.
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I voli da Reggio e Crotone
Dal Sant'Anna la low cost Ryanair tornerà a volare il 3 luglio verso Bergamo Orio al Serio ma solo tre volte a settimana. Va meglio al Tito Minniti dove Alitalia effettuerà due collegamenti giornalieri con Roma e altri due con Milano a partire dall'1 luglio. Ma i volumi di traffico restano decisamente insufficienti a giustificare in mantenimento in attività di un aeroporto. Su Crotone, peraltro, nei giorni scorsi il tour operator Albastar, che ogni stagione sbarca sulla costa ionica crotonese migliaia di vacanzieri alloggiati per lo più nei villaggi di Le Castella, Steccato di Cutro o Botricello, ha cancellato tutti i voli charter che aveva già programmato a partire dal prossimo mese di luglio quando la compagnia Air Dolomiti avrebbe dovuto iniziare a fare la spola tra il Sant’Anna e gli scali di Bergamo e Verona. Una operatività talmente ridotta da far scattare un giustificato allarme, soprattutto alla luce di quanto è avvenuto all’aeroporto di Treviso dove la Save, società di gestione dei tre scali veneti, a causa dell'esiguo numero di voli in programma per la stagione estiva, ha deciso di sospendere le attività fino al prossimo mese di ottobre e di dirottare lo scarso traffico residuo sull’aeroporto di Venezia.