Attesa per l’evento che si terrà nell’Abbazia di San Giovanni in Fiore. Il biblista sulla figura dell’abate: «Ha dato origine a un movimento che attraversa i secoli»
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C’è attesa per l’imminente congresso di studi gioachimiti che in questa decima edizione coinvolgerà studiosi provenienti da tantissimi paesi del mondo. Con Monsignore Carlo Arnone, figura storica del clero cosentino e del mondo della cultura calabrese, ragioniamo sui temi del congresso e sull’attualità del pensiero di Gioacchino da Fiore.
«Sì, Gioacchino da Fiore è sempre attuale. La sua fama non conoscerà mai tramonto, come affermava Papa Benedetto XVI. Egli, spirito poliedrico e universale, ha dato origine a un movimento che attraversa i secoli, noto come Gioachimismo, un influsso irresistibile che l'abate ha suscitato in ogni epoca nelle culture dell'Occidente».
Il Congresso internazionale
Il decimo Congresso internazionale di studi gioachimiti coincide con i 45 anni di attività del Centro studi gioachimiti. Grazie alla guida illuminata dei presidenti Salvatore Oliverio prima e Riccardo Succurro tuttora, in questi anni è stato fatto tantissimo per ridare luce al pensiero e alle opere dell’abate.
«Il Centro, con sede nella città di San Giovanni in Fiore, è rinomato in tutto l'Occidente per le sue eminenti attività culturali e per la promozione del pensiero teologico dell'abate trinitario. Tale Centro si distingue, altresì, per aver identificato con rigore teologico e letterario le opere autentiche del monaco florense, separandole da quelle erroneamente attribuitegli in epoche successive».
Il congresso si terrà il 19-20-21 settembre 2024 presso Chiesa abbaziale florense di San Giovanni in Fiore. Il tema del congresso è Gioacchino da Fiore e la Bibbia. Un argomento di fondamentale importanza.
«Certamente, il tema proposto è di grande interesse e di rilevanza fondamentale per comprendere le capacità esegetiche dell'abate. Egli dedicava il suo studio alla versione della Vulgata di San Girolamo, approfondendo al contempo il testo ebraico dei sacri scritti, i quarantasei libri che compongono l'Antico Testamento. Grazie alla sua profonda conoscenza della lingua ebraica, l'abate era in grado di penetrare con discernimento il senso delle Sacre Scritture, offrendo così una comprensione più ricca e fedele al significato originale dei testi ispirati».
Con mons. Arnone, biblista e studioso del pensiero gioachimita, ragioniamo sulla lunga e complessa storia della beatificazione di Gioacchino da Fiore. Dichiarato beato da Papa Clemente VI nel 1350 (ma non si è mai trovato il documento originale del papa). Anche se da più parti è stata confermata la legittimità del titolo di beato. E in alcune aree del cattolicesimo viene tuttora celebrato il triduo in onore del ‘Beato’ Gioacchino da Fiore. Una vicenda assai complessa che proviamo a spiegare in poche righe.
«È certo che gli ordini monastici medievali, per ritenere beato Gioacchino e recitare in suo onore la celebre antifona, giunta sino a noi attraverso le preghiere comunitarie, fossero in possesso di documenti pontifici che autorizzavano tale pratica. Soltanto i Cistercensi si opponevano a Gioacchino a causa della nota polemica contro Pietro Lombardo, autore dei quattro libri delle Sentenze».
Gioacchino da Fiore e i rapporti con la Chiesa di Roma
Il rapporto tra il nostro abate e la Chiesa di Roma non fu certamente facile. Il Concilio Lateranense IV condannò alcune tesi contenute nel libello "de unitate seu essentia Trinitatis", attribuito a Gioacchino da Fiore, ma non espresse mai alcuna condanna. Poi con il tempo tutto fu chiarito e su Gioacchino non rimase alcuna ombra o dubbio.
«Effettivamente il Concilio Lateranense IV, celebrato nel 1215, condannò alcune proposizioni contenute nel libello intitolato "De unitate seu essentia Trinitatis contra Petrum Lombardum". Tuttavia esso non condannò mai la dottrina dell'abate, la quale fu prontamente difesa dal Papa Onorio III. Questi, infatti, scrivendo a Luca Campano, arcivescovo di Cosenza, gli ordinò di placare la violenta lotta che si svolgeva contro l'ordine florense e il suo fondatore, dichiarando: "Quia nos reputamus illum virum catholicum"».
E successivamente altri papi intervennero in favore di Gioacchino da Fiore.
«Esattamente. Altri due Sommi Pontefici difesero pubblicamente l'ortodossia dell'abate di Fiore, il quale annunciava l'imminente avvento di una Chiesa spirituale destinata a sostituire quella carnale che predominava nel suo tempo».
Gioacchino da Fiore e la Bibbia
A questo punto il congresso di settembre assume una grande rilevanza.
«L'imminente Congresso Internazionale sul tema "Gioacchino da Fiore e la Bibbia", promosso con dedizione, passione e sacrificio dal benemerito Centro internazionale di Studi Gioachimiti, renderà ulteriore onore a questo gigante del secondo millennio. Ho descritto Gioacchino, nelle iscrizioni commemorative, come uno "spirito poliedrico e universale, padre della civiltà occidentale e teologo della storia, evidenziando così il suo immenso contributo alla cultura e alla società"».
Particolarmente importante il fatto che gli ultimi papi si siano interessati direttamente del pensiero e delle opere dell’abate da Fiore. Poco prima della sua scomparsa, il papa emerito Benedetto XVI, a sorpresa scrive al presidente del centro internazionale di studi gioachimiti, Riccardo Succurro: «Quando negli anni Cinquanta scrissi il mio lavoro sulla Teologia della storia di San Bonaventura dovetti utilizzare l'edizione del cinquecento, pubblicata nella Repubblica di Venezia. A quel tempo- scrive il papa emerito al presidente del Centro Studi - Gioacchino da Fiore era ancora considerato un sognatore sulla cui opera si preferiva tacere.
Da allora l'opera di Gioacchino è stata al centro di ampi dibattiti e il silenzioso abate di Fiore si meraviglierebbe di tutto quello che oggi gli si attribuisce».