Avviata la procedura di sgombro degli storici locali che in 40 anni hanno ospitato innumerevoli spettacoli e produzioni. La lunga lettera di commiato: «Stiamo cercando una soluzione, ma sarà dura»
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«Cari Amici» così comincia la lunga lettera di commiato di chi per molti anni ha curato quelle scene come fosse casa propria. Il Teatro dell’Acquario di Cosenza, scampato per miracolo alla chiusura, vicinissima qualche anno fa, adesso sembra destinato a chiudere il sipario per davvero. La crisi non fa sconti e il settore prediletto come bersaglio è, neanche a dirlo, quello culturale.
«Nonostante il fermento artistico sia sempre vivo e, terminato il lockdown, in ripartenza, i contenitori delle attività di spettacolo sono alle prese con le difficoltà derivanti da questo periodo orribile - scrivono gestori e maestranze -.I Teatri privati, a maggior ragione, hanno subito le conseguenze peggiori; pagare affitti senza lavorare e guadagnare ha significato la chiusura per decine di spazi teatrali. Per quanto la resistenza sia la caratteristica principale del teatrante, i bilanci e i proprietari degli immobili richiedono una regolarità che, dopo un anno e mezzo, è diventata insostenibile».
Un settore che affonda
Il Covid e l’incertezza sul futuro hanno chiesto il conto a molti luoghi di cultura, librerie, circoli e, appunto, teatri indipendenti che non possono contare su lauti fondi pubblici. L’Acquario a Cosenza è la prima vittima illustre di un circolo infernale.
«I “ristori” e i contributi ricevuti in emergenza e assegnatici dagli Enti pubblici, per quanto funzionali, non sono sufficienti a superare indenni diciotto mesi di affitto “a vuoto”. Per questo motivo, vi informiamo che siamo nuovamente alle prese con una procedura di sfratto per morosità dai locali di Via Galluppi, sede del Teatro dell’Acquario. Proveremo a far fronte a questa emergenza e stiamo, da mesi, trattando con il proprietario ma rimane il fatto che, in questo scenario di incertezza, presente e futura, è molto complicato gestire economicamente un Teatro la cui platea non sia a pieno regime; le restrizioni e le normative anti Covid e la legittima rivendicazione dei proprietari degli immobili, sono fattori che, in questo momento, ci inducono a ritenere che le circostanze per proseguire il nostro lavoro nella quarantennale sede di Via Galluppi siano assolutamente avverse».
Lo staff aveva già pianificato la nuova stagione destinata ai ragazzi, con la produzione di nuovi spettacoli che forse si svolgeranno in altre sedi.
«L’Acquario, finché sarà possibile, svolgerà la sua funzione in quest’ultimo giro di valzer. Dopodiché, la strada da percorrere sarà di trasferire le attività in luoghi più sostenibili, che siano di enti pubblici o no, che siano in esclusiva o in condivisione con altri operatori, con l’obiettivo di ottimizzare le risorse disponibili e fare rete.
Alla ricerca di una via d'uscita
Abbiamo incontrato il sindaco e i dirigenti comunali del settore Cultura di Cosenza, il Presidente della Provincia di Cosenza, altri soggetti privati, e stiamo cercando di trovare una via d’uscita a questa situazione. Ci stiamo guardando intorno, insomma, per individuare la soluzione dopo che l’ultimo giro sarà terminato».
Così come “The last waltz” (di Martin Scorsese) celebra l’ultimo concerto della band, vorremmo che questi prossimi mesi siano l’occasione per ritrovarci ancora una volta e ripartire insieme proprio nel luogo che per quarant’anni è stato il Teatro di tutti, perché i contenuti, in fondo, hanno solo bisogno di un contenitore, e anche se chiudere un Teatro è una perdita enorme per la comunità, il “fare Teatro” trova sempre il modo di inventarsi nuove forme e abitare nuove case.
Come sempre, siamo pronti ad ascoltare, a confrontarci, a riflettere insieme, con chiunque ritenga di voler partecipare attivamente alla difesa di un bene comune. Noi ci siamo».
In chiusura della lettera una citazione di Beckett: «Forse i miei migliori anni sono andati… ma non voglio tornare indietro. Non con il fuoco che mi brucia dentro adesso».