Il lavoro racconta la genesi di uno dei simboli identitari più forti della cittadina jonica ed è sostenuto dalla Regione Calabria
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Un docu-film per raccontare la genesi di uno dei simboli identitari più forti della città di Soverato che intreccia quella di una intera comunità, custode da secoli di uno dei più preziosi beni culturali calabresi dietro il quale si celano storie, aneddoti e leggende. Sono partite nei giorni scorsi le riprese dello short movie dedicato alla “Pietà” di Antonello Gagini, nel progetto realizzato dall’associazione “Sirena Ligea” ed edito e promosso da e-bag e società specializzata in produzioni innovative nel campo della cultura per “Rinascente”, Unione Europea, Ministero della Cultura, Soprintendenza di Roma, e protagonista in lavori che hanno trovato posto in musei del calibro del Rijksmuseum di Amsterdam, del museo nazionale di Anversa e del museo nazionale di Poznan.
Si intitola “Antonello Gagini – Arti sublimi”, il lavoro sostenuto dalla Regione Calabria nell’ambito degli Eventi Culturali per l’annualità 2021, con il patrocinio del Comune di Soverato, presentato in conferenza stampa dal vicesindaco di Soverato Emanuele Amoruso alla presenza dell’ideatore del soggetto Ulderico Nisticò, del l'attore Marco Bonini, artista di fama nazionale e protagonista di numerosissime produzioni Rai, di Andrea Perrotta amministratore delegato di e-bag e di Antonio Chiaravalloti rappresentante di quella comunità religiosa che da sempre ha un ruolo importante nella custodia dell’opera.
«Un sogno che avevamo da tempo - spiega il vicesindaco di Soverato Emanuele Amoruso- che segna il ritorno di Marco Bonini a Soverato, artista che abbiamo ospitato e apprezzato in un importante e significativo spettacolo teatrale inserito nel cartellone della stagione 2019/2020 e che viene realizzato dalla e-bag che è una società soveratese che opera in tutto il mondo, per noi garanzia di qualità e professionalità. Si tratta di un progetto a cui teniamo molto che vuole valorizzare il gruppo marmoreo de “La pietà” di Antonello Gagini custodito nella chiesa matrice di Soverato Superiore e nel contempo raccontare una storia che fa parte della nostra identità culturale».
«Questo lavoro - spiega Andrea Perrotta- ha l’obiettivo di valorizzare una delle figure marmoree più importanti del rinascimento e di Antonello Gagini, considerato uno dei principali scultori siciliani del periodo. L’opera è situata nel piccolo borgo di Soverato Superiore e, attorno a questo gruppo marmoreo che ha festeggiato nel 2021 i 500 anni dalla sua creazione, si celano storie, aneddoti e leggende che fanno da filo conduttore al progetto proposto. Le riprese toccheranno le location più significative della città di Soverato, per la realizzazione di un docu-film che è solo una parte di un progetto più ampio che si allargherà con attività teatrali, divulgative e letterarie, un reading dal titolo "Gagini perduto, Gagini Ritrovato", e con la realizzazione del documentario “La pietà, la più bella ed eccellente”. Nel nostro docu-film ripercorreremo la storia del gruppo marmoreo attraverso i documenti storici che ne attestano la sua nascita e creazione, con riprese e immagini originali». Un lavoro che vuole rendere fruibile quella cultura che per troppo tempo è stata rilegata a un ambito di nicchia e che vuole farlo utilizzando l’immediatezza delle immagini capaci di rendere leggibile non solo le fonti storiche legate alla genesi del gruppo marmoreo, ma anche tutto ciò che nel tempo è ruotato attorno all’opera.
«Vogliamo suggerire delle domande- spiga Ulderico Nisticò- e nel contempo fornire delle risposte. Tutto parte dal chiedersi perché un’opera del Gagini sia a Soverato, perché l’autore ha voluto firmarla, soffermandoci su un particolare poco scontato che si lega al materiale con cui è stata realizzata, quel marmo di Carrara che è stato necessario importare da lontano. Partendo da qui e contestualizzando le difficoltà legate alla realizzazione di un gruppo marmoreo realizzato su commissione, suggeriamo una riflessione sulle vicende che hanno visto protagonista l’opera che oggi sappiamo inglobare delle parti non originali con cui si sono riparati dei danni per molto tempo attribuiti a un terremoto, ma creati da altro e sulla leggenda che narra le modalità di collocazione a Soverato dell’opera a seguito della disputa con il paese di Petrizzi risolta dalla bizzarra decisione di collocarla su un carro trainato da buoi lasciando che fossero gli animali a scegliere la direzione e conseguentemente il comune in cui collocarla. Dietro la storia dell’opera c’è anche quella di una intera comunità che oggi la custodisce». Retroscena che hanno convinto l’attore romano a sposare il progetto.
«Tutto quello che faccio come autore è indirizzato al servizio pubblico- esordisce Marco Bonini- La funzione pubblica dell’attore è di rappresentare il senso dell’esperienza emotiva al pubblico, quella sociale si lega alla possibilità di rendere popolari dei racconti storici e umanizzare i personaggi storici è un punto di partenza che avvicina facilmente lo spettatore alla cultura, che poi altro non è che il racconto della nostra identità. Il progetto mi ha convinto per i retroscena che si nascondono dietro la genesi di un’opera d’arte che riunisce territori diversi e li mette in comunicazione in un’epoca in cui questo non era scontato».