E’ in sciopero della fame, sta solo bevendo acqua e succo di frutta ed è in presidio permanente nella casa del popolo di Piazza Mazzini a Lamezia l’artista Simona Ponzù Donato. Il suo vuole essere un gesto di solidarietà a Carola Rackete arrestata dopo essere approdata con la Sea Watch3 a Lampedusa nonostante non fosse stata autorizzata dal governo italiano. La nave aveva a bordo 42 immigrati soccorsi in mare il 12 giugno a 47 miglia dalla Libia. La capitana entrando in porto avrebbe anche urtato una motovedetta della Finanza. Carola Rackete si trova ora ai domiciliari e l’artista lametina ne vuole sollecitare con il suo gesto la liberazione. Ma così come capitato alla tedesca anche su Simona Ponzù Donato il web si è scatenato con insulti, provocazioni e diffamazioni. «Mi hanno minacciato, mi hanno perfino augurato di morire di fame e accusato di volermi solo fare pubblicità» dice a LaCNews24 l’artista.

 

«Credo che sia triste – aggiunge – perché rispecchia lo svuotamento delle coscienze nel quotidiano e credo che sia necessario assumere una presa di posizione». «Una cosa è chiara – sottolinea ancora – ogni vita è sacra». E Simona non è sola. Anche se è solo lei ad avere fatto una scelta così drastica come quella di privarsi del cibo, tra l’altro in un periodo in cui il caldo è torrido e le temperature elevate, ci sono altre persone ad affiancarla in quello che è il presidio no stop all’interno della Casa del Popolo.

 

«In questi giorni – incalza Donato - abbiamo assistito all'ennesimo episodio vergognoso di questa triste e miserabile pagina della storia politica italiana. È ora di dire basta all'utilizzo di vite umane per continuare a portare avanti quella che è solo propaganda, non certo il lavoro politico di cui ha bisogno questa nazione, anzi, questo gioco crudele disumanizza, incattivisce, ed è spaventoso il punto in cui siamo arrivati». «È ora di aprire gli occhi e il cuore, di avere il coraggio di prendere una posizione, di non consentire mai più violazioni così gravi della persona e nei confronti della vita stessa. E ora di fermare questa barbarie! Rivolgiamo un appello a tutta la società civile, vi chiediamo di aderire – conclude - e partecipare al presidio permanente contro l'arresto di Carola Rackete, per difendere il diritto inviolabile a restare umani e il quello sacrosanto di tutelare ogni vita, perché non si può negare il diritto alla solidarietà, non ci toglieranno anche questo. Vogliamo Carola Rackete libera. Rivendichiamo il diritto a restare umani».

 

 

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