VIDEO | Le prime immagini dell'ex governatore fuori dal carcere. Da qualche giorno ha beneficiato della possibilità di lasciare al mattino il penitenziario di Arghillà, dove sta scontando la pena definitiva per il "caso Fallara"
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Da una settimana Giuseppe Scopelliti, ex governatore della Calabria, sta beneficiando della semilibertà. Dopo la scelta del Tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria, Scopelliti ogni giorno si reca presso la sede dell’associazione di volontariato “Nuova Solidarietà” di Salice alla periferia nord di Reggio Calabria.
La semilibertà
Giuseppe Scopelliti, sindaco di Reggio Calabria dal 2002 al 2010, sta scontando la sua pena facendo volontariato sino all’ora di pranzo e sta prestando il suo servizio sociale disbrigando le pratiche amministrative per tutte quelle persone che si rivolgono ai referenti dell’associazione di volontariato “Nuova solidarietà”.
Nelle ore pomeridiane, invece, per come disposto dal giudice del Tribunale di sorveglianza che ha accolto la richiesta avanzata dal suo legale di fiducia Aldo Labate, Giuseppe Scopelliti fa rientro all’interno della casa circondariale di Arghillà, quella dove si è consegnato spontaneamente dopo la sentenza definitiva della Cassazione che, lo scorso aprirle, lo ha condannato a 4 anni e 7 mesi di reclusione in relazione alla vicenda delle “parcelle pazze” relative agli anni in cui era primo cittadino del Comune di Reggio Calabria.
All’interno della casa di reclusione, l’ex presidente della giunta regionale della Calabria, da quello che si è potuto apprendere, si è impegnato nella gestione della biblioteca e nella sensibilizzazione alla lettura dei detenuti.
La condanna per il "caso Fallara"
Scopelliti è stato condannato in via definitiva a quattro anni e sette mesi di reclusione, in qualità di ex sindaco di Reggio, in relazione a irregolarità nei bilanci del Comune di Reggio Calabria riscontrate tra il 2008 ed il 2010. Inchiesta avviata per le autoliquidazioni di parcelle per centinaia di migliaia di euro da parte dell’ex dirigente dell’ufficio finanza del Comune Orsola Fallara che portò anche ad accertamenti da parte degli ispettori generali delle Finanze che rilevarono un disavanzo che di circa 170 milioni di euro al Comune, poi sciolto per mafia.
Come si ricorderà, Orsola Fallara si suicidò ingerendo acido muriatico nell’inverno del 2010 dentro la sua autovettura parcheggiata sul molo di levante del porto cittadino.
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