Mito, storia e bellezze naturalistiche si fondono in uno dei più suggestivi centri calabresi. A stregare i visitatori la lunga striscia di sabbia della Marina Grande e il mare che si colora di viola al tramonto (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
Da una maestosa rupe, il Castello dei Ruffo di Calabria domina una distesa di acqua dalle sfumature viola per la peculiare fauna marina e i ricchi fondali che, specchiandosi su di essa, incontrano il sole che tramonta. Scilla, luogo intriso di mito, leggenda, storia e bellezza, è lambita dal mar Tirreno solcato dalle spadare e cuore pulsante della Costa Viola.
Pare nascere dal mare e adagiarsi sull’Aspromonte. Il suo rappresentativo promontorio è incastonato tra le spiagge di Marina Grande e Chianalea, la piccola Venezia del Sud, disegnata da suggestivi vicoli, caratteristiche scalinate e terrazze panoramiche e inserita tra i borghi più belli d’Italia. Ancora oggi, il paesaggio di Scilla si presenta come narrato da Strabone, uno scoglio simile a un'isola.
La bellezza e il mito
A Scilla la natura e il mito si fondono nella bellezza di un paesaggio intensamente evocativo, scrigno ditante storie diverse. Quella dell’Aquila e dell’ira di Giove che la pietrificò con i suoi aquilotti trasformandoli in scogli, come l’etimologia greca del nome Scilla suggerisce. Narrata da Omero nell’Odissea, da Ovidio nelle Metamorfosi e da Virgilio nell’Eneide, anche come una bellissima ninfa, amata dal dio marino Glauco e che la maga Circe trasformò per gelosia in un mostro poi gettatosi in mare per attendere, con Cariddi, i naviganti e divorarli. Da qui la leggenda delle correnti temute dai marinai nello Stretto tra Reggio Calabria e Messina.
Scilla nell’Odissea
“Solcavamo gemendo l’angusto passaggio:/ da una parte era Scilla, dall’altra Cariddi/ divina, che l’acqua salata inghiottiva del mare/ con suono tremendo, che poi rigettava di fuori/ e tutta in gorgoglio travolta bolliva/ come una caldaia sul fuoco che arde:/ la schiuma in alto lanciata giù ricadeva/ battendo le cime d’entrambi gli scogli./ E quando di nuovo l’acqua salata inghiottiva/ del mare pareva sconvolgersi dentro;/ […] lo sguardo era fisso a Cariddi, fisso alla morte./ Fu allora che Scilla ghermì dalla nave/ concava sei dei compagni, i più forti”- Omero nell'Odissea, XII.
I suoi quartieri e i suoi sapori
Il centro storico di Scilla ricade nel quartiere di San Giorgio, unico per la sua balconata sullo Stretto dove l'occhio, se l’orizzonte è limpido, può spingersi alle isole Eolie. La sabbia si spande sulla distesa di Marina Grande mentre il suono del mare e le voci dei pescatori risuonano nel borgo di Chianalea. Tre sono anche le sue frazioni: Melia, vicina a Santo Stefano d’Aspromonte, località di montagna per tutte le stagioni, Solano al confine con Bagnara, e Favazzina, famosa per le sue granite e la varietà di limone noto come “sfusato di Favazzina”, frutto delle coltivazioni sui fertili terrazzamenti che sovrastano i costoni e le spiagge di Scilla e che, dalle pendici aspromontane scendono ripidi lungo i versanti fino in fondo del mare. Una natura genuina rivelata anche dalla coltivazione di Uva Zibibbo e dai pregiati vini come Armacìa e Costa Viola. Sapori di terra e sapori di mare con la tipica ricetta del Pesce spada alla Ghiotta.
L’incanto di Chianalea
Il caratteristico borgo marinaro medievale di Chianalea – nome derivante da Piana di Galea, un’antica imbarcazione per la pesca del pescespada - si presenta come una tela dipinta dai colori cangianti, con imbarcazioni dall’odore antico che popolano un suggestivo porticciolo, case adagiate sull’acqua che narrano l’incanto che le culla, viottoli impreziositi da fontane e chiese che custodiscono storie senza tempo, barche ancorate accanto al quattrocentesco e storico Palazzo Scategna che si specchia sul Tirreno.
Il castello Ruffo di Calabria
La prima fortificazione di Scilla (promontorio scilleo) risale agli inizi del V secolo a.C.. Sorta per difendersi dalle ripetute scorrerie di pirati, contrastate dal tiranno reggino Anassila, essa era la postazione ideale per avvistare e proteggere le terre di Calabria da chi arrivava dal mare.
Il Castello Ruffo di Scilla ha infatti origini antiche che dagli Etruschi, attraversando il periodo magnogreco e romano, arrivano all'epoca bizantina testimoniata dai resti di alcune strutture murarie del monastero basiliano di San Pancrazio, risalente all'IX secolo. Da presidio di difesa dalle incursioni saracene, la rocca divenne nei secoli fortificazione sempre più grande, solida e suggestiva. Nel 1546 il Castello fu acquistato da Paolo Ruffo che commissionò il restauro del palazzo Baronale. I terremoti del 1783 e del 1908 lo danneggiarono seriamente. Dal 1913 ospita il Faro militare noto come faro di Scilla. Dopo un recente restauro, il castello ospita mostre ed eventi culturali e offre uno straordinario punto di osservazione panoramico dello Stretto.
Le grotte emerse dal mare
Nel territorio di Melia di Scilla, tra imponenti boschi di castagni, a circa 600 metri di altitudine, lungo le stradine che collegano le rocche marine con le montagne si scoprono le Grotte di Tremusa, residuo del mare Pliocenico, tra cinque e due milioni di anni addietro, quando queste montagne erano fondo marino.
Il percorso religioso
La chiesa Santa Croce e quella di San Gaetano sorgono rispettivamente nella frazione di Favazzina e Melia mentre la chiesa settecentesca di Santa Maria di Porto Salvo e quella più antica di San Giuseppe arricchiscono il borgo incantato di Chianalea. L'antica Vergine Odigitria, per gli scillesi la Madonna della Porta, e la statua marmorea impreziosiscono la Chiesa Matrice dedicata a Maria Immacolata, mentre la scultura marmorea dedicata al venerato patrono della perla tirrenica adorna la chiesa di San Rocco, nel quartiere di San Giorgio. Un tesoro barocco, rappresentato dall’altare maggiore, è custodito nella chiesa dello Spirito Santo, a Marina Grande, l'unica a non essere stata distrutta dai sismi. I dipinti del pittore scillese Domenico Gullì dimorano nella più piccola chiesa della parrocchia, quella Madonna del Carmine.