La compagnia teatrale è formata da Barbara Marrella, Antonella Romano, Giuseppe Audia, Mariateresa Caputo, Costanza Rocca, Giuseppe Nicoletti. Un gruppo affiatato come pochi altri, attori di teatro che da diversi anni non sbagliano un colpo. Sono tutti di San Giovanni in Fiore, come lo stesso autore, attore e regista Salvatore Audia che meriterebbe palcoscenici nazionali, se solo non lo fermasse il suo smisurato amore per la Calabria.
Il teatro per Audia è prima di tutto passione: «Spesso le passioni nascono dal nulla. Nel 1989, poco più che ventenne, mi fu chiesto, (io provenivo da esperienze fatte alla radio) se volevo interpretare un ruolo in una commedia dialettale, la cosa mi piacque subito. E da lì l’amore profondo per il teatro».
 
Audia scrive e recita in dialetto. È tra i pochi che ha capito l’importanza del dialetto nel teatro. E in dialetto scrive e racconta storie di vita. Vicende di paese.  Sembrerebbero fatti ed eventi minori della provincia calabrese, ma così non è. «Senza voler fare accostamenti, il mio teatro nasce come nasceva il teatro dei grandi interpreti napoletani, dai famosi bassi di Napoli, quindi dalla vita quotidiana dei rioni di quella grande e meravigliosa città. Nel mio teatro è come se ci guardassimo un po’ allo specchio. Eduardo andava in tribunale per trarre spunto dai processi che si celebravano».
 
Con Salvatore è facile e anche commovente ripercorrere tanti anni di vita sul palcoscenico.  E così emergono ci ricordi indelebili: «Ho 57 anni e se torno indietro rammento che a 23 anni mi cimentai a interpretare un ottantenne, Franciscu Marasco nella commedia  “Fazzu nu Brindisi a Rosina Mia” di Mariolino Oliverio. Credo che quel personaggio sia tra i migliori da me interpretati».
 
In tutte le commedie di Audia c’è una spalla fenomenale, una donna straordinaria che interpreta perfettamente la moglie, la mamma, la compagna di una vita. Forse senza di lei il successo non sarebbe stato così pieno per le tante commedie.
“Questa è una considerazione perfetta. Con la mia carissima amica Barbara Marrella abbiamo incominciato insieme. Questo significa molto dal punto di vista artistico e scenico, perché insieme a lei in scena è come se stessimo in casa nostra”.
 
Nelle ultime commedie si è affacciato anche Giuseppe Audia, figlio di Salvatore, dimostrando subito grandi qualità di recitazione, dimostrando di saper stare sulla scena come un consumato attore.
«Giuseppe è cresciuto a pane e teatro. In quest’ultima commedia, ma anche in quella precedente dell’anno scorso, ha dimostrato una crescita importante. Lui per me diventa sempre più importante: mi sa stare accanto, correggiamo i copioni insieme, mi consiglia, ha una visione d’insieme di tutto quello che succede. Se lui continua è come se continuassi anch’io. E di questo gli sarei veramente sempre grato».
 
L’ultima commedia è stata un trionfo. Quindici repliche da tutto esaurito. E grande la soddisfazione del pubblico pagante.
«Sincerità per sincerità non mi aspettavo questo che lei definisce trionfo. Ci eravamo accorti della tanta voglia di potersi cibare di arte e di cultura dopo questa terribile pandemia, ma  non mi aspettavo che questa storia in particolare potesse entrare nel cuore delle persone. Comunque credo che questo sia per me il migliore lavoro teatrale della mia carriera.

 
Audia e teatro sono una cosa sola. Lui sembra fatto per stare sulla scena 365 giorni all’anno. Non sembri di esagerare se diciamo che Salvatore Audia con il passare degli anni somiglia sempre più all’immenso Eduardo De Filippo. «Non riesco, e lo dico convintamente, a fare questo accostamento, anche se molti lo fanno in libertà. Ma occorre essere consapevoli del fatto che se ci si accosta ad un gigante, quantomeno bisogna essere un po’ più alti di un nano. Spero di essermi spiegato».
 
Audia  è uno dei protagonisti del Cortometraggio de LaC sull’ indifferenza, di prossima uscita.
Dal teatro alla televisione, magari anche al cinema, chissà. «Partecipare al cortometraggio sull’indifferenza è stato per me come la ciliegina sulla torta del 2022. Un’esperienza importantissima che aiuta ad aprire scenari per i quali ancora i colori sono indefiniti, ma che in prospettiva potranno diventare veramente belli da vedere. In merito al cinema faccio qui, e solo qui, un’anticipazione: nel 2024 dovrà uscire nelle sale italiane e di tutto il mondo, un film su uno dei personaggi più studiati del medioevo italiano, Gioacchino da Fiore, nel quale, il regista Jordan River ha riservato per me un piccolo ruolo che comunque corona un percorso che viene da lontano. Per patto di riservatezza con la produzione non aggiungere altro«.
 
I lavori teatrali di Salvatore Audia:
1989 L’affascinu di Paolo Talarico
1990 Il berretto a sonagli - L. Pirandello
1993 Fazzu Nu brindisi a Rosuna Mia - di Mariolino Oliverio 
1995 A Casa e ri spierdi - di Alfredo Prisco
1996 Il testamento del marchese Salamè - di Alfredo Prisco
1998 L’ozaturu - di Alfredo Prisco
1999 La Villa dei sette piani, adattamento teatrale di Franco Laratta da un racconto di Dino Buzzati
2000 Eutanasia arrassu sia di Paolo Talarico
 
Tutte scritte e dirette da Audia sono le commedie più recenti:
2001 Furtuna e dorma
2003 Chilla tinta malatia
2005 I parienti su lli rienti
2007 Nu cantiellu re vita
2009 Minzogne e berità
2011 Nu fauzu onestu
2013 I figli su piezzi e core
2015 Tuttu me potia penzare
2017 Storte e deritte
2018 Biasi mio tena l’amante
2021 Antó u cane ciangiari       
2022 Tutta a curpa a tena