VIDEO | Intervistato dal giornalista del nostro network Pietro Comito, il procuratore parla il piazza del suo libro su iniziativa del Comune del Vibonese
Tutti gli articoli di Cultura
«Posso stare ancora 3 anni a Catanzaro, ma ciò non toglie che io possa fare domanda per un ruolo che potrei ricoprire anche fuori regione, per aiutare i colleghi che restano in Calabria». L’enigma sull’eventuale destinazione rimane, come pure – nelle parole del procuratore Nicola Gratteri – si scorge la certezza di un servizio da proseguire contro la ‘ndrangheta. E, infatti, a Rombiolo – nel vibonese, uno degli epicentri della maxi inchiesta Rinascita Scott – il magistrato tratteggia un contesto ambientale che necessita ancora di bonifica. «Lo so che qualcuno di voi oggi è qui da infiltrato – afferma rivolto alla piazza strapiena – che qualcuno vorrebbe farmi a fettine, ma so per certo che la stragrande maggioranza di voi è qui perché ha voglia di libertà».
E in effetti nella conversazione - intervista con Pietro Comito, giornalista del nostro network e curatore di un format televisivo settimanalmente dedicato al processo Rinascita Scott – la libertà è stata declinata in tante direzioni. Anche in maniera intima, quando Gratteri confessa di avere «un dialogo continuo con la paura, temendo la morte pur sapendo che abbiamo creato una macchina da guerra che può proseguire anche senza di me», oppure quando il discorso scivola sui rischi che il magistrato continua ad avvertire per la libertà di stampa, dopo la stretta sulle conferenze stampa imposta dal governo. «Il vostro lavoro – risponde Gratteri a proposito dei giornalisti – è prezioso e bisogna solo ringraziarvi».
L’iniziativa, coincisa con la presentazione del libro “Non chiamateli eroi” – che figura nella classifica dei primo 10 libri letti dai ragazzi italiani - è stata organizzata dall’assessorato alla Cultura, guidato da Caterina Contartese, e dal Comune di cui è sindaco Domenico Petrolo.