VIDEO | La giornalista e conduttrice radiofonica ospite del circolo di lettura Ares. «Questa storia spero rimanga nel tempo»
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Una vicenda drammatica che s'ispira a un caso reale di malasanità accaduto in Calabria, terra d'origine dell'autrice. S’intitola “La rosa di Marghe” l’ultima fatica letteraria di Viviana Verbaro, giornalista Rai e voce di Radio Uno, ospite del circolo letterario di Roccella Jonica. Una di quelle storie che siamo abituati a leggere nelle pagine di cronaca e che vengono dimenticate troppo in fretta. Sullo sfondo un Mezzogiorno immaginario, ma anche reale, in cui dominano le menzogne, il cinismo, la fatalità e la rassegnazione.
«Ho scelto il romanzo e non l'inchiesta - spiega Verbaro a margine della presentazione roccellese - per un'esigenza di libertà, per poter scrivere senza regole, ma soprattutto perché volevo che questa storia rimanesse nel tempo, non restasse ferma nei confini della cronaca». Il libro è un invito a riflettere sul tema del diritto alla salute e a non abbassare la guardia perché certe cose non accadano più».
La protagonista è Marghe, medico oncologo figlia di contadini, che insegue a lungo il sogno della maternità e a 37 anni rimane incinta. Al momento del parto, però, qualcosa va storto: per un errore in sala operatoria la donna entra in coma e poi in stato vegetativo permanente. Una vita non vita, "un inferno in terra". Un brutto scherzo del destino. A raccontare la storia di Marghe e le vicende che s'intrecciano intorno al suo dramma, alla ricerca di una verità che rimane sospesa, senza assumere mai contorni netti, è Giulia, l'amica persa e ritrovata, giornalista tornata dagli Usa dopo avere letto casualmente quanto accaduto.
Verbaro ricostruisce i fatti in modo documentato - da cronista ha visitato un centro specializzato nelle riabilitazioni di pazienti in stato vegetativo - e partecipa con discrezione al dramma dei familiari e dei protagonisti della storia, alla loro lotta contro chi cerca di omettere e di insabbiare. Un romanzo con uno stile asciutto e nello stesso tempo un crescendo di colpi di scena, che non cade mai nella retorica e ha una forte valenza sociale. Con un messaggio di speranza che trapela nelle pagine finali del libro, in quella fiaccolata in cui si invoca 'Giustizia per Marghe', aperta da Agata, la mamma contadina, avvolta in uno scialle nero di lana pesante, che "cammina mossa da gratitudine verso i presenti".