VIDEO | L’associazione Virginia Olper Monis ha organizzato l'incontro. Noemi di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane: «Senza memoria una democrazia non si completa»
Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
Un seme di carrubo per costruire un ponte ideale fra Reggio Calabria e il mondo, per alzare una barricata contro l’antisemitismo. L’Arma dei carabinieri, anche in riva allo Stretto dopo Israele, ricorda quattro suoi uomini, quattro marescialli, quattro eroi normali, quattro giusti fra le nazioni.
I quattro giusti tra le nazioni
I nomi di Osman Carugno, Carlo Ravera, Enrico Sibona e Giacomo Avenia, cui è stato dedicato un albero di ulivo a Gerusalemme allo Yad Vashem, risuoneranno anche fra le mura della scuola allievi carabinieri “Fava e Garofalo” di Reggio Calabria.
Un seme di pace e di democrazia che dovrà essere coltivato. Per l’occasione fra gli uomini in divisa era presente anche Noemi di Segni, la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. «Senza memoria - ha detto Noemi di Segni - una democrazia non si completa».
La commemorazione, organizzata dall’associazione Virginia Olper Monis, è stata anche l’occasione per confrontarsi sul tema ancora scottante dell’antisemitismo e per riaffermare i valori del vivere etico e legale. All’incontro, fra gli altri, ha preso parte anche il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari.
L'iniziativa a Reggio Calabria
Dopo i saluti del Colonnello Nicola Lorenzon, si sono alternati al microfono: la Presidente dell’Unione comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, per la prima volta a Reggio Calabria; Roque Pugliese, Consigliere della Comunità ebraica di Napoli e delegato per la Calabria; Anna Golotta, Presidente dell’associazione Olper Monis, e Tonino Nocera, pubblicista. Un modo per confrontarsi sul tema ancora scottante dell’antisemitismo e parlare delle leggi razziali, ma soprattutto sottolineare l’importanza dei Giusti, uomini che hanno affrontato l’odio per salvare la propria umanità.
Attraverso la figura dei quattro carabinieri giusti tra le nazioni, l’Arma ha voluto mandare un messaggio preciso ai tanti giovani che, a Reggio Calabria, si stanno formando per difendere i cittadini da torti e ingiustizie.
Le parole del maggiore Papa
E’ stato il maggiore Gabriele Papa, triestino in forza al comando provinciale di Reggio Calabria, a spiegare il senso dell’iniziativa. «Abbiamo voluto raccontare ai nostri ragazzi la figura di quattro carabinieri che, pur di salvare la vita a dei loro concittadini, non esitarono ad andare contro le regole che rano state loro imposte».
La storia dei quattro carabinieri Giusti
Nel 1953, per ricordare i martiri della Shoah, venne creato a Gerusalemme il Memoriale di Yad Vashem, sul Monte della Rimembranza, nel quale ad ogni Giusto è stato dedicato un albero, secondo l’insegnamento del profeta Isaia. Dei “Giusti tra le Nazioni”, riconosciuti tali da una speciale commissione (che ancora oggi opera sulla base di una severa valutazione delle testimonianze raccolte tra i sopravvissuti), fanno parte i quattro militari dell’Arma dei Carabinieri: Giacomo Avenia, Osman Carugno, Carlo Ravera ed Enrico Sibona. Erano tutti in servizio nelle province del nord Italia occupate dai nazisti dal 1943 e, pertanto, nelle condizioni più difficili per offrire aiuto agli ebrei perseguitati. Altri militari dell’Arma subirono (senza farne ritorno) la deportazione nei campi di concentramento tedeschi per le loro scelte coraggiose.
Il primo ad essere accolto nella famiglia dei Giusti (nel gennaio 1975) fu il maresciallo dei carabinieri di Alba (Cuneo) Carlo Ravera, che (insieme con la moglie Maria) svolse un ruolo fondamentale per salvare dodici famiglie di ebrei profughi dalla Jugoslavia.
Nel 1985 lo stesso riconoscimento è toccato al maresciallo Osman Carugno, comandante della Stazione dei Carabinieri di Bellaria (Rimini), che durante la guerra affiancò un albergatore (Ezio Giorgetti, primo in ordine di tempo tra i Giusti italiani) per portare in salvo trenta ebrei: per sfuggire alla cattura da parte dei nazisti, furono nascosti prima a Bellaria, poi a Igea Marina e a San Mauro, e infine a Pugliano, nel Montefeltro.
Il maresciallo dei carabinieri Enrico Sibona, in servizio a Maccagno (nella provincia di Varese) dal 1939 al 1946, protesse dalla deportazione alcuni ebrei che risiedevano nel paese, favorendo la loro fuga.
Il 2 agosto 1999 ha ottenuto lo stesso riconoscimento il maresciallo Giacomo Avenia, che a Calestano (Parma) prese parte al salvataggio della famiglia Mattei, ebrei profughi da Fiume.