Non solo l'appassionata narrazione della Natività, per sembianze, movenze e suggestioni, ma anche una intensa storia familiare, scandita da ricordi e insegnamenti ancora oggi vivi nell'opera del nipote Maurizio De Marco. Il presepe meccanizzato di Ninì Sapone, l'artigiano del presepe di Reggio Calabria, è uno scrigno prezioso e inesauribile che custodisce e ispira emozioni. Così ogni personaggio non solo popola la scena di questa opera maestosa ma è anche testimone del mistero gioioso della Natività, così come lo è stato con la sua arte, vissuta fino alla fine e oltre come autentico e instancabile atto d'amore, Ninì Sapone.

Un Mistero di cui amava soprattutto la meraviglia e l'incanto che destavano e che ancora decantano, grazie alla scelta dei figli di donare l'opera, unitamente ad altri suoi presepi artigianali e artistici e alla sua collezione di presepi italiani e dal mondo, al museo diocesano Monsignor Aurelio Sorrentino di Reggio Calabria. Quella magia non è dunque sopita e continua a raggiungere il cuore di tanti, come il suo ricordo continua ad essere presenza nonostante la scomparsa nel 2008, proprio il giorno prima della vigilia di Natale.

I ricordo della figlia Adriana

«Se n'è andato proprio nel momento dell'anno in cui culminava quell'attività che in realtà, nella sua e nella nostra vita, non conosceva sosta. Ogni mese dell'anno era Natale, perché non c'era momento che lui non si dedicasse ai presepi, coinvolgendo tutta la famiglia, rendendoci protagonisti di quel viaggio dentro la Natività, lungo quanto tutta la sua vita. Dipingevamo - ricorda la figlia Adriana - assistevamo nell'allestimento, curavamo le prospettive. Quel Mistero lo aveva attraversato e conquistato al punto, che tutto l'anno vivevamo dentro la Natività. Per tutto ciò che di appassionato e appassionante ci ha lasciato, la sua non sarà mai un'assenza. Sarò sempre immensamente grata a Lucia Lojacono, direttrice del museo diocesano monsignor Aurelio Sorrentino, per aver colto e condiviso il nostro desiderio di non disperdere il senso e i valori che l'arte presepiale di papà custodiva e per l'opera di valorizzazione della sua arte condotta a Reggio, città che mio padre amava. Qui si era fatto promotore di mostre presepiali in collaborazione con l’Associazione Italiana Amici del Presepe, grazie al sodalizio con don Matteo Plutino. La sua passione, proprio perché tale, era incontenibile e contagiosa. Casa nostra era sempre aperta, specie a Natale. Chiunque lo desiderasse, avrebbe potuto vedere il presepe realizzato da mio papà, soprattutto bambine e bambini. Mentre realizzava i presepi artigianali, per poi farne rigorosamente dono o esporli in Italia e all'estero, e in ogni dove ne acquistava per collezionarli, negli anni Settanta iniziava anche a costruire il presepe meccanizzato poi donato al museo diocesano, inizialmente allestito a casa. Le dimensioni che raggiungeva, anno dopo anno, richiedevano un ambiente più grande che dal 1997 fu il museo del Presepe, che ebbe l'idea di aprire a Reggio», racconta ancora la figlia Adriana Sapone.

Il nipote Maurizio:«Vederlo lavorare era il vero Natale»

Un’opera maestosa, negli anni migliorata e arricchita di personaggi, mestieri e atmosfere, prima allestita presso il museo del Presepe di via Filippini, chiuso dopo la scomparsa del maestro. I figli scelsero allora di donare il presepe meccanizzato al museo diocesano monsignor Aurelio Sorrentino di Reggio Calabria, che da alcuni anni lo custodisce presso la chiesa dell’Arciconfraternita dei Bianchi o del Santo Cristo, riedificata dopo il sisma del 1908 e sede di una delle congregazioni laicali più antiche di Reggio. La sua esposizione, ancora visitabile martedì 28 dicembre dalle ore 16 alle 20, è stata il frutto del sapiente contributo del nipote del maestro, Maurizio De Marco, che dallo zio ha ereditato arte e passione e al quale si deve la sua fedele ricostruzione.

«Fortunatamente zio Ninì - ricorda il nipote Maurizio De Marco - redigeva dei bozzetti e scriveva degli appunti che noi abbiamo ritrovato, guardando i quali siamo stati in grado di riprodurre il presepe meccanizzato per come era stato da lui stesso immaginato e realizzato. Un lavoro impegnativo che ho espletato con grande emozione. Non c'è un ricordo dello zio, e ne ho davvero tanti, che non sia legato al presepe e alla sua arte. Per lui era Natale tutto l'anno, come per noi era quando lui arrivava a casa nostra per fare il presepe e insegnarci a farlo a nostra volta. Un'arte che conosco fin da ragazzino. A dicembre scappavo sempre nel suo laboratorio - scantinato per vederlo lavorare e lì respiravo la vera atmosfera della Natività. Allora, anche per me, era Natale. Anno dopo anno, ho visto crescere il presepe meccanizzato che, mai identico al precedente, si evolveva. Zio migliorava sempre qualcosa, aggiungendo un personaggio o un effetto tecnico e introducendo novità. A mio zio devo la passione che oggi è anche la mia e che vorrei tramandare ai miei figli», racconta ancora il nipote Maurizio De Marco.

L'artigiano Ninì Sapone nel suo presepe

Il fornaio con il suo pane e l’arrotino con la lama, la madre che allatta e il fabbro che forgia, la donna che sbatte i panni e il pescatore con la sua lenza sul ciglio del fiume, il vasaio che lavora con il tornio e il contadino che zappa la terra mentre le pale di un mulino girano. Una laboriosità che immerge chi guarda in un'atmosfera pregna di suggestioni. Tra i suoi personaggi, accanto alla Natività alla quale dedicò la sua vita e la sua arte, c'è anche lui, l'artigiano del presepe Ninì Sapone.
«Su impulso dei miei cugini, è stato inserito un personaggio molto speciale. Abbiamo pensato di riprodurre una miniatura che richiamasse mio zio con un pastorello in mano e l'abbiamo posta lì in mezzo ai suoi personaggi in quel presepe che ormai è della Città», racconta il nipote Maurizio De Marco. Momenti di bellezza che riscaldano il cuore, alimentano la trama bellissima della memoria in cui si intrecciano e si conservano affetti, ricordi, arti e tradizioni.

Ciceroni di eccezione

Ad arricchire la visita di questa opera così curata e preziosa, ciceroni di eccezione, come i volontari e le volontarie dell’Help Center Casa di Lena, del Centro di ascolto e solidarietà Mons. Italo Calabrò (Suore Francescane Alcantarine) e dell’associazione Agiduemila.
«Le ragazze e i ragazzi si sono opportunamente preparati prima di accogliere il pubblico e illustrare la vita e l'opera di Ninì Sapone. Loro prendono sempre tutto sul serio e si impegnano. Questa per noi tutti è stata anche un'occasione di grande festa. Siamo stati molto contenti di avere potuto raccontare un presepe così bello e di contribuire alla riscoperta di quanto in questa città ci sia ancora da conoscere, condividere e apprezzare. Una ricerca che richiede accuratezza ma che poi riempie di gioia», sottolinea Sara Bottari, presidente dell'associazione AgiDuemila.