Tra le prime in Calabria ad applicare l'agricoltura biologica, l'azienda di Roberto Ceraudo può vantare anche gli apprezzamenti al proprio prodotto da parte di Giovanni Paolo II
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C'è un episodio poco conosciuto che ha come protagonista un agricoltore calabrese. E che agricoltore. Parliamo di Roberto Ceraudo, e di quando Giovanni Paolo II gli scrisse una lettera per chiedergli una cassetta di un vino bianco di sua produzione: l'Imyr, un'eccellenza calabrese.
L'azienda di Roberto Ceraudo si trova nel territorio di Strongoli Marina, in provincia di Crotone, a due passi dal mar Jonio. Il territorio trasuda civiltà dai tempi della Magna Graecia, ed è da sempre predisposto all’agricoltura, con prevalenza di coltivazioni mediterranee: la vite, l’olio, gli agrumi, i cereali.
È in questa terra fertile che Roberto Ceraudo ha vinto la sua sfida: «Sin dall’inizio, ho intrapreso una strada nuova al quanto rischiosa, essendo stato tra i primi in Calabria ad applicare l’agricoltura biologica». In quest'ottica ha rivestito un ruolo di fondamentale importanza la ricerca della qualità totale, dalla coltivazione alla trasformazione del prodotto, rispettando e valorizzando territorio e microclima.
Al centro della proprietà c'è un rustico caseggiato baronale del 1600, dov'è sistemata una moderna cantina, un frantoio, uno straordinario complesso agrituristico, un ristorante raffinatissimo e premiatissimo: vanta anche una stella Michelin! È il regno della “migliore chef donna d’Italia” (riconoscimento Michelin del 2017) apprezzatissima in tutta Italia, e non solo.
Qui si trova una suggestiva chiesetta del XVI secolo in cui è conservata una reliquia di San Francesco di Paola. Qui, a metà anni '80, venne un Cardinale della Curia Romana, accompagnato da un Vescovo calabrese. Obiettivo dell'inattesa visita era quello di verificare lo stato della reliquia del santo. In quella occasione, Roberto, visibilmente commosso, chiese al Cardinale di portare al Papa una cassetta del suo vino preferito: l'Imyr.
Il vino arrivò a Giovanni Paolo II, che gradì molto. Dopo qualche settimana il Papa fece recapitare una lettera a Roberto Ceraudo, ringraziandolo del gradito dono e chiedendogli ancora qualche bottiglia di quel vino.
La lettera è custodita gelosamente da Ceraudo, anche perché è la lettera di un papa, per giunta santo. Per diversi anni, fino a quando la salute di Papa Wojtyla lo ha permesso, l'Imyr è stato regolarmente consegnato in Vaticano. Era ormai diventato 'Il vino del Papa'. Un vino calabrese.