È Rosella Postorino con “Mi limitavo ad amare te” (Feltrinelli) a guidare con 217 voti, la cinquina del Premio Strega svelata ieri con uno strascico di polemiche più accese di una coda di cometa. Ma il paragone con un fiammifero lanciato su un mucchio di polvere da sparo, sarebbe di gran lunga più azzeccato. Se la scrittrice originaria di Reggio Calabria, era data in testa dai bookmaker in tempi non sospetti (il suo libro è stato tra i più venduti durante l’ultimo Salone del libro di Torino), questo quintetto quasi tutto al femminile (in ordine di classifica c’è la compianta Ada d’Adamo con “Come d’aria” edito da Elliot; Maria Grazia Calandrone con “Dove non mi hai portata” pubblicato da Einaudi; Andrea Canobbio con “La traversata notturna” pubblicato da La nave di Teseo e Romana Petri con “Rubare la notte” edito da Mondadori) ha portato qualcuno addirittura a farne una questione di genere, cosa che raramente avviene con questa veemenza quando sui vari podi il colore maschile è quello preponderante.

«Grazie», ha scritto Postorino sulla sua pagina Facebook, senza aggiungere altro. “Mi limitavo ad amare te”, presentato allo Strega da Nicola Lagioia, il cui titolo prende a prestito un verso del poeta bosniaco Izet Sarajilic, è un racconto dolente ambientato nei Balcani, in cui due ragazzini cercheranno di sopravvivere alla guerra e alle sue rovine.

Sui social è guerra tra fazioni

Dopo la proclamazione della rosa, le polemiche, as usually, hanno camminato di pari passo con i festeggiamenti degli autori che ora marciano spediti verso la finale che sarà il 6 luglio al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia. Sui social non si parlava che dell'esclusione dalla cinquina di quello che molti considerano il romanzo dell’anno. Parliamo di “Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi (che in Calabria ha vinto il premio La Cava il 26 aprile scorso) edito da Laurana. La marcia di Griffi, dalla pubblicazione ai giorni nostri, è quasi un romanzo nel romanzo. La narrazione della narrazione, vede come caloroso testimonial lo scrittore Giulio Mozzi che ha accompagnato questo romanzo mano nella mano, dalla prima stampa fino alla decima. Il libro è poderoso nella mole (più di 800 pagine) ed è scritto con uno stile che ricorda gli autori del primo Novecento, ha una trama fitta di personaggi ed è pervaso da una vena di comicità e di grottesco che ha ammaliato molti lettori. La protesta per l’esclusione del romanzo, che qualcuno dava anche come papabile vincitore, ha provocato una sollevazione social-popolare. In seconda votazione le Ferrovie si sono attestate solo al nono binario della classifica, e mentre l'autore ringrazia e con garbo si congeda, tutt'intorno esplodono mortaretti a colpi di ban e dislike come in un fantacalcio qualunque.