«L’Italia è ricca di festival letterari, premi ed iniziative che pongono il libro protagonista, non solo nelle grandi città ma soprattutto in moltissimi piccoli centri urbani, che hanno costruito la propria identità intorno a questo strumento culturale e alcune di esse sono diventate anche mete turistiche ambite. Con questa sezione specifica, il Premio lus Arte Libri Il Ponte della Legalità, ponendosi all’avanguardia nell’analisi del contesto politico e geopolitico nazionale, si conferma essere ancora una volta sulla strada giusta per diventare uno di questi riferimenti nazionali».  Conclude così Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati, nel suo messaggio inviato, in occasione della presentazione ufficiale dei saggi vincitori della selezione 2025 del Premio, all’avvocato Antonella Sotira Frangipane e al direttivo IusArtelibri.

All’unisono con il saluto istituzionale di Giorgio Lovecchio. «Coltivare idee e valori, attraverso la lettura dei saggi, ha natura quasi eversiva, di contro alla lettura diversiva dei romanzi, ma è una lettura necessaria per analizzare l’attuale disordine mondiale, attraverso le parole di tre grandi testimoni del nostro tempo Bertinotti, Massolo e Sbai».

Spetta al costituzionalista Alfonso Celotto, vincitore dell’edizione 2018 del Premio per la sezione romanzi, il compito di introdurre il tema socio-giuridico del Premio: La ferocia delle libertà negate. Un tema ispirato all’ultima intervista della mirabile avvocata francese Giselle Halimi, nota per le sue battaglie civili contro la pena di morte ed il diritto all’aborto, scomparsa a 93 anni nel 2020. «Le libertà sono feroci sia quando vengono sancite sia quando vengono negate perché scaturiscono sempre dal conflitto fra interessi, valori e poteri».

La sinossi dei tre saggi è affidata al manager Franceso Greco, consigliere del direttivo scientifico IusArteLibri. Alla rivoluzione pacifica su cui dialogano Fausto Bertinotti ed il filosofo Marco Guzzi, in Pace e Rivoluzione, si contrappone la visione di Giampiero Massolo e Francesco Bechis, che nel loro Realpolitik, non escludono l’uso della forza come strumento necessario delle relazioni internazionali.

Guzzi, fondatore del Movimento “Darsi pace”, teorizza la Rivoluzione della Nuova Umanità, attingendo alla sua visione trascendentale del conflitto umano, mentre Bertinotti auspica una trasformazione sociale che rimetta l’Uomo al centro delle esigenze del Mercato e dell’Economia e che argini la supremazia della tecnologia.

Il saggio non è solo analitico ma indica un metodo idoneo ad attuare la trasformazione del conflitto in “non violenza”, della speranza della Pace, con la P maiuscola in Pace sociale, intesa come equilibrio perfetto fra giustizia ed eguaglianza, fra guerra e consolidamento di poteri.
In Realpolitk la visione è più drammaticamente incentrata sul Potere che trascende l’Uomo: le alleanze geopolitiche si nutrono del conflitto e generano movimenti /flussi economici che a loro volta generano altre forme di potere e di poteri. Traspare in questa analisi l’esperienza di Giampiero Massolo, diplomatico e già alto funzionario del Ministero degli Affari Esteri italiano.

La politica estera deve essere guidata da un realismo che riconosca la complessità e le contraddizioni del mondo e che nel mettere ordine fra i poteri, contempli una violenza legittimata dall’interesse nazionale. Massolo e Bechis ci offrono un decalogo per la politica estera italiana degli anni a venire, che oggi, a differenza di quando è uscito il libro, come ha ricordato il direttore Guido Boffo, che ha condotto il dibattito, deve fare i conti con l’incognita Donald Trump, l’avanzata della Cina, l’ambizione della Russia e l’ignavia dell’Europa.

A queste due opere è affiancato un’originale saggio storico: L’Iran dei Mullah della giornalista marocchina e parlamentare italiana Souad Sbai, da sempre impegnata nella difesa dei diritti delle donne e nella lotta all’integralismo musulmano. Un saggio che fa pensare, ma soprattutto che fa arrabbiare. L’accento posto sulle libertà negate alle donne, tratteggia il valore giuridico del premio, che come ha ricordato il magistrato Cosimo Ferri, ex sottosegretario alla Giustizia, è un percorso itinerante che abbraccia tutta l’Italia e che approda a Pontremoli, la sua Città del Libro e sede del Premio Bancarella. «Educare alla lettura è il senso del nostro antico premio Bancarella, la cui prima edizione è stata vinta nel 1953 da Hemingway, uno scrittore, ma anche un soldato, un combattente, come noi di IusArteLibri, che cerchiamo di lottare con le parole per la difesa della legalità».

Non solo nei Territori occupati o bombardati spirano venti che spezzano le libertà e i diritti, conclude l’avvocato Sotira. Basti pensare alle tante giovani donne italiane, ferocemente uccise, solo per aver scelto di liberarsi da un rapporto sentimentale conflittuale. «Le rivoluzioni possono farsi anche da seduti: nelle aule di giustizia o fuori, leggendo. Ecco perché da 25 anni come giurista e come cittadina, porto avanti l’impegno a ricordare che il diritto è arte. I diritti che riconosciamo e rispettiamo sono i versi della nostra poetica sociale. Ogni libertà negata impedisce la declinazione della lettura dei fatti politici e della letteratura degli ideali sociali».